L’attuale quadro politico e’ certamente inadeguato, come dice Giorgio Napolitano, e produce un grave disorientamento nell’opinione pubblica. Ma bisogna anche riconoscere che i primi ad esserne consapevoli sono proprio i partiti della ‘strana maggioranza’: dal Pdl che e’ da rifondare al Pd che combatte la battaglia dello svecchiamento fino al terzo polo che vorrebbe trasformarsi in lista civica. Il vero problema e’ che nessuno sa esattamente che cosa fare. Serve una svolta morale, incalza il capo dello Stato, e del resto gli ultimi scandali hanno consentito al governo di varare un decreto di taglio ai costi della politica con pochi precedenti: reso possibile, ha riconosciuto il sottosegretario Antonio Catricala’, dal clima di indignazione che e’ montato negli ultimi giorni. Ma questa e’ solo la base sulla quale andrebbero innestati programmi nuovi: e c’e’ da dubitare che l’ attuale classe politica ne sia capace. Di fatto Tangentopoli non e’ servita a nulla e forse non e’ mai finita, ha solo cambiato abito.
Non e’ un caso che un politico di vecchio corso come Fausto Bertinotti abbia proposto l’azzeramento di tutti i partiti. E che si parli apertamente di ‘rottamazione’ tanto a destra quanto a sinistra. Significa che si chiedono volti nuovi sebbene la maggioranza degli esponenti dell’attuale classe dirigente non si ritenga messa in discussione e pensi a ricandidarsi come se non avesse nessuna responsabilita’ in quanto e’ accaduto (e di cui si conosce con ogni probabilita’ solo una piccola parte). Non ha torto in questo senso Mario Monti quando parla di un ‘danno incalcolabile’ inflitto al Paese non solo in termini di credibilita’ ma anche in termini puramente finanziari.
Naturalmente il Professore non puo’ dire molto di piu’ perche’ il rischio e’ che la fragile coalizione sul quale si sostiene finisca anticipatamente in mille pezzi. Ma e’ evidente che in questo quadro di totale dissoluzione, in vista del voto, l’asse Quirinale-palazzo Chigi resta l’unica realta’ politica solida su cui l’Italia possa contare. E si tratta di preservarla.
Ma che cosa accadra’ di qui alla primavera prossima quando si tornera’ alle urne? La risposta a questo interrogativo riguarda da vicino la possibilita’ di un Monti-bis. Il Pdl, tanto per cominciare, potrebbe non esistere piu’. Le esitazioni di Silvio Berlusconi sembrano essergli state fatali. Da una parte c’e’ la vecchia destra guidata da Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri che si sente scaricata e potrebbe proporre una sua lista, dall’ altra Gianni Alemanno che pensa a un proprio movimento del centro-sud un po’ sul modello Micciche’. Gli ex forzisti invece attendono le decisioni del capo e invocano la ‘rifondazione berlusconiana’. Ma il Cavaliere non sembra convinto di essere ancora vincente, un po’ come Michael Schumacher in formula 1, e spera di vedersi stagliare all’orizzonte quel ‘papa straniero’ che solo potrebbe salvare la compattezza di un centrodestra atomizzato. Ma questa figura carismatica non esiste a meno di avere il coraggio di lanciare un giovane sconosciuto.
La lista civica di Casini e Fini, invece, ha gia’ risolto il problema: il futuro premier dovrebbe essere quello vecchio, cioe’ Monti. Ma c’e’ molto tatticismo in questa strategia e Luca Montezemolo, che ha lo stesso obiettivo, non vuole finirci in mezzo. Esattamente come rifiuta di farsi attrarre nell’orbita berlusconiana.
Quanto al Pd, si tratta dell’unico partito ancora forte e strutturato sul territorio. Ma il braccio di ferro dei maggiorenti con Matteo Renzi sta rischiando di incrinarne la credibilita’. Il dibattito nel cielo delle regole lo fa apparire come una cittadella sotto assedio davanti alla quale il sindaco di Renzi invita a farsi una risata. I sondaggi dicono che se l’ affluenza alle primarie fosse molto alta, Renzi potrebbe anche vincerle al primo turno (difficilmente al ballottaggio). E cio’ indebolirebbe la posizione di Pierluigi Bersani che in ogni caso avra’ in seconda battuta il problema di condurre Nichi Vendola sul terreno della cosiddetta ‘agenda Monti’. Che resta allo stato l’unico vero programma messo nero su bianco e per di piu’ vidimato dall’Europa. Il che la dice lunga sulle prospettive 2013.
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