Candidatura sì, candidatura no? E’ questo il problema per Silvio Berlusconi, che non ha ancora deciso se tornare in prima linea e candidarsi premier per il centrodestra alle Politiche del 2013. Secondo quanto dichiara il Cavaliere, “tutto il partito mi chiede di tornare”, visto che in campagna elettorale nessuno porta voti come lui. Ma Silvio ci sta ancora pensando su. E in ogni caso, sottolinea, qualsiasi sarà la decisione, "sono sempre stato al servizio del mio Paese".
Ma perché il Berlusca non lascia definitivamente la politica e non si riposa un po’? “Cio’ che mi spinge a continuare a impegnarmi e’ il senso di responsabilità verso il mio Paese – risponde – e forse l’amarezza di non aver fatto tutto cio’ che volevo”. “Il mio ingresso in politica risale al 1994 – racconta – Questo ha permesso di evitare che la sinistra arrivasse al potere, tenendo conto che in Italia abbiamo una sinistra che è ancora ancorata alle pratiche del vecchio partito comunista. E’ un merito storico di cui sono fiero”.
In un’intervista a Liberation che sarà in edicola domani, l’ex premier ricorda di essere "perseguitato" sin dal suo ingresso in politica da una "parte estremista e politicizzata" della magistratura, ma "gli italiani sono con me". Il processo Ruby? “Sono sempre stato assolto e sarà così anche per il processo Ruby”.
L’uomo di Arcore ribadisce ancora una volta che il PdL ha “sostenuto lealmente il governo Monti, e questo si e’ manifestato in Parlamento con 34 voti di fiducia. Ma e’ vero che si tratta di un sostegno critico, un pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita”.
Al quotidiano francese il Cav spiega di non aver mai usato l’espressione “uscire dall’euro non è una bestemmia”. “Mai usato quell’espressione, al contrario, ho sempre affermato che l’uscita dall’euro di uno o piu’ Paesi provocherebbe la disintegrazione dell’eurozona. Sarebbe il fallimento di un progetto storico di un’Europa unita, e nessuno può auspicarlo”. “L’ipotesi di un’uscita dall’euro e’ senza dubbio stata brandita da certi membri del mio partito in modo tattico per far cambiare direzione alla posizione tedesca. Ma nel PdL riteniamo tutti che l’uscita dall’euro sarebbe un disastro”. “Da parte mia ho solo detto che di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finira’ per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese”.
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