Abortita la tanto attesa partecipazione ad Atreju, la festa organizzata a Roma dai giovani del Pdl, il Cavaliere sta per salpare su una nave azzurra, ma di soli lettori. Già perché gli elettori dovranno ancora attendere che sciolga la riserva circa la sua candidatura per la premiership. In un giochino sempre più stantio da mesi il tam tam mediatico non trova risposta al suo dilemma maggiore per ciò che concerne la politica italiana: “il presidente Berlusconi sarà ancora al timone della coalizione di centro-destra?”
Dopo avere inaugurato la seconda Repubblica ed averla condotta con pittoresca ed eccentrica presenza nei lunghi 20 anni di indiscussa lucentezza, ormai sembrava ormeggiare la costa pronto a passar di mano la staffetta ad un giovane democristiano siculo, di nome Angelino Alfano.
Eppure quando il quadro pareva ormai completo ed il Popolo della libertà tentava di ricostruire dalle macerie, dal nulla, dall’inettitudine di una classe dirigente che mai e dico mai s’era misurata con consenso e preferenze, un futuro, Silvio spariglia nuovamente le carte in tavola definendo il delfino “senza quid” ed indispensabile una sua nuova richiesta di fiducia agli italiani per confermare il buon governo precedente.
Insomma, il temerario processo di emancipazione della sua creatura claudicante è stato troncato sul nascere dallo stesso padre.
Le motivazioni non sono probabilmente da ricercare nelle fauci assetate di potere del padrone, stanco e stremato dalla persecuzione politico – giudiziaria, ma più razionalmente negli interessi di famiglia lacerati dalla crisi e da un parterre di eletti atrofizzati su poltrone troppo ricche da abbandonare. E il presidente si sa, checché se ne dica, è un uomo di cuore, non ha saputo dir di no di fronte ai lacrimanti pargoli smarriti.
Il centro-destra ha saltato un appuntamento importante con la vita, quello che determina il passaggio da ragazzo a uomo, non è avvenuto il battesimo di fuoco che avrebbe dovuto esternalizzare un grande Sovrano in quiescenza e sviluppare una nuova piattaforma programmatica in cui le migliori menti azzurre (ce ne sono?) si sarebbero dovute mettere al servizio della causa.
Oggi, con i ponti bruciati verso le generazioni future, con un centro-sinistra vittima di se stesso e con il rigurgito fascista rappresentato da Beppe Grillo, pare inevitabile una sua candidatura volta ad evitare il suicidio politico. Riavvolgete il nastro, torna la discesa in campo del 1994.
Twitter @andrewlorusso
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