Pier Ferdinando Casini continua a voler mantenere un piede in due scarpe, anche se a dire il vero dopo il risultato delle elezioni regionali in Sicilia il leader Udc ha parlato chiaro: riproporremo la stessa alleanza – col Pd – anche su scala nazionale. Forse è per questo che il PdL si è stancato di corteggiare il leader centrista: “Si e’ perso gia’ troppo tempo a lisciare il pelo di Casini e a parlare di improbabili alleanze dei moderati. L’unico vero pensiero politico di Casini e’ quello dei due forni – afferma Sandro Bondi, senatore pidiellino -, anzi oggi dell’unico forno a cui si rivolge per contrattare qualche avanzo del banchetto che la sinistra sta apparecchiando per il dopo elezioni".
Fabrizio Cicchitto, da parte sua, intervenuto a Omnibus su La7, chiede a Casini quale sia la sua collocazione politica, “perchè la mia impressione e’ che c’e’ una dimensione leggermente opportunistica”. Ed ecco il ragionamento del capogruppo PdL alla Camera: “Il ticket Vendola-Bersani, che molto probabilmente sara’ vincente alla primarie, e’ molto spostato a sinistra e Casini non potra’ fare un gioco di prestigio e nascondere Vendola nel taschino di Bersani”. Beh, questo è poco ma sicuro.
Cicchitto ha colto l’occasione per invitare il centrodestra a smettere di litigare, “di farsi del male”, e poi ha detto la sua sul ruolo che in futuro potrà avere Silvio Berlusconi: “Mi auguro che Berlusconi venga ricompreso in questo rinnovamento del Pdl che puo’ arrivare a cambiare nome, ma non la sostanza”.
Ancora su Casini, interviene Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl, che avverte: “i moderati non aspettano”. "Casini non puo’ rivendicare al suo partito l’esclusiva rappresentanza del mondo moderato e riformista, e neppure di quello cattolico. Il suo rifiuto a vedere nel PdL un interlocutore naturale per la ricostituzione dell’area moderata non e’ compreso dai cittadini e rischia di penalizzarlo nelle urne”. Tuttavia, “se Casini ha gia’ scelto e considera irreversibile l’alleanza con Bersani, abbia l’onesta’ di dirlo”.
Ma l’unione fra Udc e centrosinistra non sarà compresa né premiata dall’elettorato moderato. Lo afferma il senatore Raffaele Lauro, PdL: “Il tentativo, di fronte alla tempesta politica in arrivo, di mettere al sicuro, dopo otto legislature, e per ancora sette anni, il proprio futuro politico, salendo sulla scialuppa di salvataggio dei post comunisti, insieme con Bersani e con Vendola, non sarà avallato dall’elettorato moderato italiano”.
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