"Lavoro con convinzione all’unità. Ci sarebbe stata la possibilità di prendere, in un altro momento, un’altra decisione. Se non è andata così è perché conosco il presidente Berlusconi, ho lavorato al suo fianco per tanti anni e so qual è la missione che ha dato a se stesso: unire i moderati. Sono quindi convinto che farà di tutto per non dividere il suo partito". Lo afferma il vicepremier Angelino Alfano in una intervista al Corriere della Sera. E sull’impossibilità indicata dal Cavaliere di appoggiare al governo chi voterà la sua decadenza replica: "Le sue sono reazioni che anch’io avrei avuto di fronte alla somma ingiustizia che ha subìto. Fino all’ultimo comunque chiederemo al Pd di fermarsi sull’applicazione retroattiva della legge Severino. Ma noi non abbiamo preso un impegno con il Pd, bensì con gli italiani", "solo gli ipocriti e i cinici non dicono che in caso di elezioni anticipate, semmai ci fossero, il presidente Berlusconi non sarebbe candidabile. Teorizzano elezioni al buio delle quali ci dovremmo assumere la responsabilità, senza poter disporre del nostro campione. E allora mi chiedo: chi offendo se sostengo tutto questo? Se è vero, com’è vero, che il caso Berlusconi giudiziariamente non è chiuso e potrebbe riaprirsi nel 2014, allora proprio lui nel 2015 potrebbe tornare in campo. Ecco perché credo ancora in una soluzione unitaria".
E aggiunge: "Irrogata la sanzione al Pd con la crisi di governo, quale beneficio ne trarrebbero il Paese, il leader del Pdl e il suo partito? Senza considerare che una parte del Pd non considererebbe questa scelta una sanzione, ma un regalo. Perciò sono convinto che, emergendo ancora una volta il suo profilo da statista, il presidente Berlusconi – anteposti gli interessi del Paese e superato il suo legittimo sdegno – ci condurrebbe a vincere le Europee dell’anno prossimo, gettando le basi per un successo alle Politiche dell’anno seguente, senza bisogno di eredi. Ecco ciò che penso. Penso che l’agibilità politica di Berlusconi sarebbe garantita dalla sua leadership e da un partito unito. E il suo partito sarebbe lo scudo alla sua persecuzione giudiziaria. Sarebbe un patto di lealtà e di presenza, altro che testimonianza. Anche perché, al contempo, Berlusconi potrebbe ascrivere a suo nome la riuscita delle larghe intese – di cui è stato promotore – con la ripresa economica e le riforme costituzionali di cui il Paese ha bisogno, e che lui da sempre propugna".
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