Per essere due politici che fino a poco meno di un anno fa, con il governo Berlusconi ancora in carica, si guardavano in ‘cagnesco’, al congresso Ppe Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini si parlano fin troppo spesso e non solo pubblicamente. I contatti tra il segretario Pdl e il leader Udc, confermano fonti dei rispettivi partiti, sono costanti e non hanno al centro esclusivamente i temi europei. L’ultimo faccia a faccia privato, viene raccontato, si e’ svolto nella tarda serata di ieri, dopo la cena con i leader del Ppe e al termine di una riunione dell’ex Guardasigilli con la delegazione pidiellina.
Un colloquio che si e’ ripetuto, anche se questa volta davanti a una intera platea di testimoni, stamattina durante i lavori dell’ultima giornata del congresso del Ppe a Bucarest (Casini si e’ intrattenuto per piu’ di venti minui anche con Franco Frattini) e poi di nuovo a pranzo. E’ vero che entrambi si affrettano a precisare che la visione comune riguarda esclusivamente la politica economica dell’Ue e la necessita’ di andare oltre il rigore per favorire la ripresa della crescita. Ma che ci sia dell’altro, seppur ancora allo stato embrionale, appare chiaro. Del resto basta ascoltare le reciproche dichiarazioni rese ai giornalisti. Anzi, a voler essere maliziosi le parole pronunciate davanti a telecamere e taccuini sembrano quasi essere state ‘concordate’ tanto si assomigliano.
"Non si puo’ pensare – scandisce Casini – che divisioni di anni si ricompongano in due giorni di congresso". E Alfano: "Noi e Casini abbiamo preso strade diverse, oggi ci unisce il sostegno a Monti ma abbiamo divisioni anche forti, due giorni di congresso non sono sufficienti" per superare le differenze. E quando Casini, poco prima che l’ex Guardasigilli dichiarasse ai giornalisti, prende da parte il segretario pidiellino per ricordargli che "qui, mi rccomando, dobbiamo parlare solo delle politiche economiche europee", il cerchio in qualche modo si chiude.
D’altronde, spiegano fonti di via dell’Umilta’, a nessuno di due conviene in questo momento, anche se per rgioni diverse, esporsi o sbilanciarsi: e’ prematura qualsiasi decisione, viene ribadito, troppe le variabili in campo, a partire dalle primarie del Pd ("se vince Renzi salta tutto", e’ l’opinione comune). E poi, sia Alfano che Casini ritengono opportuno non precludersi nessuna strada: il leader centrista ‘puntella’ il progetto della Lista per l’Italia, il segretario del Pdl deve vedersela con un partito che ormai naviga a vista: scendiamo nei sondaggi di giorno in giorno, ha detto ai suoi ieri sera, mentre persino la destra di Storace sale. La posizione casiniana e’ chiara: aspettiamo, vediamo che succede nel Pdl e qual e’ la strategia di Alfano. Nessuna chiusura, viene confermato da fonti Udc, nessun attacco diretto, ma sia chiaro che qualsivoglia apertura viene fatta nei confronti di Alfano. La linea e’ di guardare alla leadership pidiellina del segretario e mettere ben in chiaro che Silvio Berlusconi rappresenta il passato, un passato che l’Udc non ha alcuna intnzione di riproporre agli elettori moderati, "ci distruggerbbero", spiega un centrista vicino all’ex presidente della Camera. D’altro canto, Casini continua a non fidarsi delle ‘sirene’ berlusconiane: troppe volte, e’ la considerazione, il Cavaliere ha cambiato idea. Dall’altra parte c’e’ Alfano, consapevole che se vuole ottenere passi in avanti sulla strada della reunion dei moderati italiani deve ‘scrollarsi’ di dosso alcune ‘vecchie eredita’, attuare quel rinnovamento piu’ volte annunciato (ieri alla riunione con i delegati Pdl ha definito ‘molto probabile’ il cambio di nome e simbolo) e dimostrare di essere capace di spiccare il volo da solo. Infatti, osserva piu’ di un maggiorente pidiellino favorevole all’accordo con Casini, pesa su ogni posibile trattativa l’incognita delle reali intenzioni di Berlusconi.
Alfano, spiegano fonti di via dell’Umilta’, non commetterebbe mai il ‘parricidio’, ma sa che l’aleatorieta’ delle future mosse del Cavaliere, questo il ragionamento fatto ieri sera alla sua delegazione, rischia di condizionare negativamente la nascita di un soggetto unitario dei moderati. Dunque, ripetono sia in casa Udc che Pdl, finche’ non si capira’ cosa vuole fare Berlusconi (al quale, racconta Alfano, "ieri diversi leader Ppe hanno riconosciuto un ruolo centrale negli ultimi anni") tutto restera’ fermo: adesso, sarebbe l’opinione di Alfano, non posiamo fare nulla finche’ Berlusconi non decide che fare. Insomma, Alfano e Casini si guardano bene dal mettere ora tutte le carte in tavola e al termine della due giorni romena dei popolari europei alcuni ex azzurri, gurdando da lontano i due leader parlottare tra loro, tirano le somme: "mica possiamo aspettarci da due ex democristiani che prendano un posizione chiara e definitiva?".
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