Il Pd smentisce “inciuci” con Fi che, in cambio di una poltrona all’Agcom, avrebbe avvallato l’approdo di Luigi Zanda alla guida della I commissione con conseguente arrivo di Andrea Marcucci al ruolo di capogruppo. Ma, al netto della vicenda Agcom, la sensazione diffusa e’ che nel Pd si respiri un clima di sfiducia reciproca, con i renziani che premono per il voto presto e sospettano che esponenti di altre aree della maggioranza lavorino per allungare la vita al governo Gentiloni. Per questo, a quanto si apprende, dopo il ‘big bang’ della sentenza della Consulta sull’Italicum, Matteo Renzi e’ intenzionato a prendere la regia della trattativa sulla legge elettorale con gli altri partiti.
In attesa di aprire il tavolo sulla legge elettorale, il leader Pd lavora al doppio appuntamento della settimana: la segreteria del partito, il cui annuncio e’ stato rinviato per l’emergenza maltempo, e l’assemblea, sabato e domenica prossima, degli amministratori locali. All’appuntamento potrebbe fare un salto anche Paolo Gentiloni a smentire una tensione sottotraccia tra premier e segretario dem. Ma e’ chiaro che lo snodo della legislatura, nonche’ l’occasione per un chiarimento interno, sara’ la sentenza sull’Italicum. Da li’ si capira’ quanto i renziani vogliano accelerare, lavorando a tappe serrate per definire una legge elettorale, e quanto diffusa sia nel Pd la volonta’ di saltare la finestra di giugno, l’unica possibile per andare alle elezioni anticipate, e di arrivare a fine legislatura.
La minoranza non fa mistero di volere che Gentiloni vada avanti: “Attenzione a non staccare la spina per la terza volta a un governo del Pd, per mano del Pd”. Piu’ tempo per dare risposte sociali, dice la sinistra interna, ma in realta’ serve anche ad attrezzarsi alla ricerca dell’anti-Renzi, “nuovo Prodi” alla Bersani o “federatore”, come dice Speranza, che sia. Lo schema della sinistra e’ spingere per un sistema proporzionale che favorisca la coalizione. E in questo ritorno allo schema Ulivo, la sinistra cerca un candidato da mettere in pista nelle primarie per la premiership contro il segretario Pd.
La voglia di coalizione non aleggia, invece, tra i renziani, ancora convinti – nonostante i rumors insistenti che la Corte Costituzionale boccera’ il ballottaggio – che serva un sistema che dia la certezza del vincitore. Renzi almeno in prima battuta rilancera’ il Mattarellum ma il leader dem e’ consapevole che in Parlamento sia forte la spinta per un modello proporzionale, magari con pochi ritocchi alla decisione della Consulta se fossero confermati i pronostici della vigilia. E non ha nostalgia dell’Ulivo neanche Andrea Orlando, favorevole ad un sistema proporzionale con premio di maggioranza: “E’ stata una grandissima stagione ma e’ un’altra stagione”.
In ogni caso da domani, con una serie di iniziative, Renzi e’ intenzionato a riprendere le redini del partito. Non solo con la segreteria, per la quale sono confermate le presenze di Enzo Rossi all’Organizzazione e di Tommaso Nannicini al programma, ma con una serie di iniziative sui contenuti. Nessun cambio, invece, nei ruoli di vertice dei gruppi: Zanda, chiariscono da piu’ parti, resta capogruppo anche perche’, avvertono tra i dem, “Marcucci dovrebbe avere i voti per essere eletto capogruppo”. Resta il nodo della commissione Affari Istituzionali con la sinistra che minaccia di votare solo per Doris Lo Moro. Ma, in attesa delle motivazioni della sentenza della Consulta, attese entro il 10 febbraio, c’e’ tempo per individuare il sostituto di Anna Finocchiaro probabilmente chiamando un senatore Pd da un’altra commissione.
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