Matteo Renzi in una intervista al Quotidiano Nazionale guarda già alle prossime elezioni politiche: “E’ evidente – dice l’ex premier – che prima delle prossime politiche – non dopo le Europee: prima delle politiche – occorra riorganizzarsi. Bisogna guardare a un centro sinistra moderato, perché la nostra storia e tutto il mondo insegnano che le elezioni noi le vinciamo al centro, non a sinistra. Negli USA si vince con Biden, non con Sanders. Nel Regno Unito con Blair, non con Corbyn. E potrei fare molti altri esempi. Ma questo è un tema che ci porremo più avanti, quando sarà il momento”.
Un giorno si andrà oltre il Pd? “Questa è una discussione che deve aprire Zingaretti. Da parte nostra il segretario ha avuto la massima collaborazione. L’unico fuoco amico contro Zingaretti è arrivato da sgangherate proposte dei suoi collaboratori più stretti, tipo aumentare gli stipendi dei parlamentari…”.
Renzi, da senatore semplice del Pd, di cosa si occupa oggi? “La qualità della mia vita è migliorata. Viaggio molto all’estero. Sto con la famiglia. Mi preparo alla maratona. Quanto alla politica, sono in pace con me stesso. Faccio il senatore, mi occupo del mio territorio. E quello che abbiamo fatto negli anni scorsi, soprattutto in materia economica, resta. E poi, paradossalmente, la cialtronaggine di chi ha preso il nostro posto fa capire a tutti la differenza tra loro e noi. Poi sono molto contento di dare una mano ai nostri sindaci, a cominciare dal mio amico Dario Nardella a Firenze: sono sicuro che avrà un risultato eccezionale”.
Renzi dice di stare “molto bene. Non sono certo di poter dire la stessa cosa per gli italiani, che invece secondo me stanno peggio di prima”, perché Salvini e Di Maio, a suo modo di vedere le cose, “stanno distruggendo l’economia”.
Ancora sulla politica: “Dobbiamo abituarci a rovesci improvvisi, la politica di oggi è così. Al tempo della prima Repubblica, ad ogni elezione i partiti registravano scostamenti del 2-3 per cento. Oggi i capovolgimenti sono frequenti. Il 40,8 per cento del Pd del 2014 resterà nella storia, solo De Gasperi e poi Fanfani nel 1958 hanno fatto di meglio. E noi abbiamo ‘usato’ quei voti per far uscire l’Italia dalla recessione. Poi, il ricambio è fisiologico”.
Anche Salvini arriverà al 40 percento? “Non credo proprio. Resterà molto lontano. Quanto a noi, i cicli si aprono e si chiudono. Vale per le squadre di calcio, vale per i grandi allenatori, vale anche per la politica. Ma penso che sia vicino il tempo in cui noi torneremo a vincere”.
“Il nostro Pd era un partito del 40 per cento. Lo è stato dalla vittoria alle Europee fino alla sconfitta al referendum. Che si vincesse o che si perdesse, si era comunque al 40 per cento. E credo che una parte – sottolineo: una parte – delle ragioni della sconfitta sia dovuta al fuoco amico della sinistra. Hanno fatto la guerra al Matteo sbagliato. E pur di riprendersi la ‘ditta’ e far fuori me, hanno consegnato il Paese alla destra più estrema e sovranista”.