Matteo Renzi sciogliera’ presto il dilemma se candidarsi o no alla leadership del Pd. Il sindaco e’ sempre piu’ tentato, spinto dal pressing dei suoi, a candidarsi al congresso. Ma, prima di capire quali saranno le regole della battaglia, preferisce stare alla finestra: ‘Vediamo’, ripete mentre fa campagna elettorale in Lombardia in vista dei ballottaggi. Non contrario ad una sua discesa in campo e’ Guglielmo Epifani, che non si candidera’ ma ricorda all’ex rottamatore che ‘la guida di un partito richiede attenzione, mediazione, cura della comunita”.
La nuova segreteria e la commissione Congresso, annunciate ieri da Epifani, lasciano, soprattutto tra i franceschiniani, qualche malumore, anche se in molti ironizzano nel Pd sul rispetto rigoroso del manuale Cencelli. Solo un anticipo della battaglia vera sui tempi e i modi del congresso che Epifani ha assicurato entro l’anno ma in molti, come Pippo Civati e i giovani turchi, temono un rinvio. Anche i renziani ora hanno rotto gli indugi e chiedono, con il presidente della Provincia di Pesaro Matteo Ricci, che venga fatto ‘il prima possibile e che coinvolga non solo gli iscritti ma anche la platea degli elettori delle primarie, perche’ in una fase di ricostruzione bisogna aprirsi e non chiudersi’.
Un segnale, secondo molti, della probabilita’ sempre piu’ alta che Renzi si candidi. ‘Rispetto ad un mese fa, la realta’ e che ‘Matteo’ ci sta pensando seriamente’, confessa un fedelissimo. E esplicitamente Dario Nardella, che alcuni ipotizzano possa candidarsi nel 2014 a Firenze se Renzi lasciasse, ritiene che l’ex rottamatore ‘abbia le caratteristiche giuste per far rinascere il Pd’. D’altra parte lui stesso ammette che ci sta pensando, temendo, altrimenti, di rimanere impelagato ‘nella palude democristiana, fatta di immobilismo e sospetto’. E soprattutto stretto tra il sostegno al governo e il comune di Firenze, per il quale Renzi deve decidere in autunno se ricandidarsi per la seconda volta.
In attesa di decidere, il sindaco abbassa di parecchio i decibel per spronare il governo, per evitare polemiche. Pur punzecchiando a distanza la politica che dovrebbe essere fatta ‘di ideali e concretezza e non solo di chiacchiericcio quotidiano’. Cosi’ come per Renzi e’ ‘lontana dalla vita di tutti i giorni’ la discussione sulla forma di stato mentre la priorita’ e’ la legge elettorale. Eppure, a Roma, alcuni dei suoi, tra cui Roberto Giachetti, che l’altra settimana ha dato battaglia sul Mattarellum, portano avanti una proposta di legge costituzionale sul semipresidenzialismo alla francese. Che, all’indomani dell’invito di Epifani a discutere prima in un seminario del Pd, ha tutto il sapore di una fuga in avanti, stoppata da Gianclaudio Bressa, vicino al ministro Dario Franceschini: ‘E’ un testo tecnicamente improvvisato che manca anche di rispetto al presidente della Repubblica’.
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