Andrea Orlando, Ministro della Giustizia e candidato segretario nazionale del Partito Democratico, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus. Sulle consultazioni nei circoli che si sono chiuse ieri: “Il mio è un risultato che vedo con molta soddisfazione. Tenete presente che la mia candidatura è arrivata nelle ultime ore utili, in un partito che ha perso circa un terzo degli iscritti, e quegli iscritti probabilmente sono persone che manifestavano una critica nei confronti della linea di Renzi, con il 90% del gruppo dirigente schierato con Renzi e con una partecipazione che non è stata eccezionale, visto che Renzi in queste primarie prende esattamente gli stessi voti che aveva preso l’altra volta. La mia candidatura per il 30 aprile è competitiva, ora si riapre un’altra partita, per il nostro statuto la partita vera sarà quella delle primarie aperte che si svolgeranno il 30 aprile”.
Secondo Orlando, quindi, la partita è più aperta che mai: “Faccio presente che già nelle scorse primarie c’è stato uno scarto enorme tra il voto degli iscritti e il voto degli elettori. Pensiamo al fatto che oggi il partito ha un terzo in meno di iscritti, lo scarto potrebbe essere ancora maggiore, la partita è davvero aperta”.
Sulla comunicazione e la parità di trattamento dei media tra i tre candidati segretario: “Non c’è stata parità di trattamento nei media. Oggettivamente una candidatura come quella di Renzi, che ha alle spalle tre anni di leadership del partito e del Paese, la campagna referendaria condotta quasi in solitaria, danno un indice di popolarità fortissimo. Chiedo la possibilità di avere più occasioni di confronto, spero che Renzi accetti più confronti tra tutti quelli che sono stati proposti, anche se credo che la vera partita verrà giocata sul campo politico. Con la linea politica con la quale siamo andati al referendum, linea che non è stata modificata dopo, i prossimi appuntamenti elettorali rischieranno di essere pregiudicati. Credo che ci sia un popolo del centrosinistra, una comunità in grado di andare anche oltre gli iscritti, che ha affetto e preoccupazione per il futuro del Pd e del centrosinistra. Una svolta politica è l’unica via necessaria per togliersi da questa traiettoria a mio avviso sbagliata”.
Sulla sfida a Renzi: “Il problema non è la linea politica di Renzi, che è sbagliata e che va corretta prima che si paghino tutti dei danni, Renzi compreso. Renzi spesso ha cercato di inseguire il Movimento Cinque Stelle sul suo campo, ma è un errore, perché tra l’originale e la copia la gente alla fine preferisce l’originale. Dobbiamo proporre una via d’uscita dalla crisi radicalmente diversa, il tema non è la propaganda, prendersela con l’Europa o gli extracomunitari, il problema è individuare la questione principale, le grandi diseguaglianze che segnano oggi il Paese. Se sappiamo tenere la voce alta su questo punto possiamo contrastare le altre parole d’ordine senza inseguirle”.
Su Emiliano: “Il voto a Emiliano non è un voto per il centrosinistra così come lo abbiamo pensato quando abbiamo fondato il Partito Democratico. Emiliano ripropone l’idea di un uomo solo al comando che insegue ancora più esplicitamente delle parole d’ordine venate di forte populismo. Se Emiliano è un Renzi pugliese? Forse questa è una forzatura, ma Emiliano assomiglia culturalmente a Renzi e non è un caso che fu un suo strenuo sostenitore. Poi ci sono stati degli scontri anche di carattere personale che li hanno allontanati”.
Se Orlando dovesse vincere le primarie del trenta aprile riunirà il Partito Democratico: “Di questo sono sicuro, anche i miei più acerrimi avversari riconoscono la mia capacità di ascolto. Va riunito un centrosinistra politico e sociale. Dobbiamo ricordarci che partiamo da una situazione di estremo isolamento, abbiamo rotto con tutte le altre forze di centrosinistra, è difficile pensare di vincere da soli nella politica, da soli nella società, questo è un quadro che va rapidamente cambiato e la mia proposta politica parte da questo obiettivo”.
Sulla legge elettorale: “Si riparla di ipotesi di premi alla lista o alla coalizione. Il problema è reintrodurre un elemento che assicuri una possibilità di governabilità. Inutile sfornare altri modelli precostituiti. Le due cose da tenere insieme sono premio di governabilità e collegi. Con le preferenze rischiamo di fare altri pasticci e poi dobbiamo avere la garanzia che il giorno dopo le elezioni ci sia una probabilità di costruire una maggioranza. Bisogna sicuramente evitare di andare a votare con questa legge, che ci consegna due prospettive. O le larghe intese o tornare a votare dopo sei mesi. Due ipotesi dannosissime per il Paese”.
Sull’ipotesi di svincolare il ruolo del segretario da quello del candidato premier: “Al momento il nostro statuto non consente questo tipo di scissione delle funzioni. Io se sarò eletto segretario farò solo il segretario, questo partito ha bisogno di una persona che gli ridia una forza programmatica e progettuale. Costruirò le condizioni per tenere delle primarie che consentano una scelta di un candidato premier in un campo largo, tenendo conto del fatto che è ineluttabile la costruzione di una coalizione con varie forze politiche. Mi sono posto il problema, non di far convivere Renzi e Orlando, ma di come far convivere queste due figure, perché credo che questi cambiamenti che si sono introdotti nella nostra vita politica consiglino di andare in questa direzione. Orlando segretario e Renzi candidato premier? Intanto eleggiamo Orlando segretario, poi il resto lo vedremo”.
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