Matteo Orfini, durante la direzione Pd, ha descritto il Partito Democratico come il partito della difesa dello status quo. Alle ultime politiche, secondo Orfini, il Pd ha registrato una “sconfitta grave, non credo che il 19% sia tanta roba”.
“Durante la campagna elettorale – ha spiegato -, non ho trovato una persona felice di votare Pd, nemmeno tra i nostri elettori e militanti. Credo che questo sia dovuto al fatto che sia stata una sconfitta politica”, che “ha radici profonde”, quindi non imputabili solo al segretario, Enrico Letta.
“Non abbiamo più fiducia che il Pd svolga la funzione per cui è stato fondato, che non era quella di costruire un campo ma di essere il campo, cioè il baricentro di una sinistra riformista che si candidava a governare il Paese”, ha aggiunto.
Facendo riferimento al congresso, poi, Orfini ha detto: “Attenzione a sottovalutare il passaggio che abbiamo di fronte e a diluirlo. Non dobbiamo dare l’impressione di aver paura di una discussione tra noi o annacquarla”. La crisi del Pd, “non la risolviamo con l’orgoglio di partito”, è stato ancora il ragionamento di Orfini.
Negli ultimi tempi “abbiamo cercato la soluzione della nostra debolezza negli altri, questa è subalternità. Ci siamo affidati prima a Giuseppe Conte, poi a Mario Draghi, perchè non c’è la fiducia di riuscirci noi”. Così “il Pd è stato trasformato nel partito della tutela dello status quo, l’opposto per cui noi siamo nati”. Complimenti per la lucida analisi e per l’onestà intellettuale.