Si è svolta nella mattinata di giovedì 9 marzo la conferenza stampa di presentazione della candidatura di Michele Emiliano al congresso del Partito Democratico. Il governatore della Puglia ha voluto lanciare la sua sfida a Matteo Renzi e Andrea Orlando – “una rivoluzione mite della sinistra italiana”, così ha definito la sua corsa congressuale – dalla nuova sezione “Giubbonari” trasferitasi in via dei Cappellari dopo aver subito lo sfratto dalla storica sede.
Una scelta simbolica, perché – come ha ricordato lo stesso Emiliano – i circoli non riescono più a mantenersi e gli iscritti dovranno farsi carico delle spese perché “con la tessera a 15 euro all’anno, diventa impossibile assicurare il finanziamento dei circoli”. Ma per ottenere questo ulteriore sforzo – ha sottolineato – “occorrerà un sistema che permetta a chi si iscrive di poter contare quando si decide su scelte importanti come ad esempio l’abolizione dell’Articolo 18”.
Interpellato sull’esito del congresso e sull’eventualità di convergere su uno degli altri due candidati nella seconda fase, Emiliano ha puntualizzato: “Ho grande rispetto per entrambi i candidati, ma trovo molto difficile pensare a un accordo con chi ha fatto parte di un governo che ha messo in pratica politiche che io non condivido. Ma dato che siamo in uno stesso partito, se nessuno arriverà al 50% bisognerà trovare un accordo sul programma, non certo di spartizione”.
Un esordio che non tradisce le attese quello di Michele Emiliano, che lascia presagire una campagna da outsider che non risparmierà toni aggressivi e che punterà ad ottenere i voti anche di chi da anni non vota più Pd, “purché si dichiari intenzionato a votarlo dopo, qualora vincessi il congresso”, ha però specificato. “Perché – ha aggiunto – la metà degli elettori che oggi votano Movimento 5 Stelle sono ex elettori di sinistra delusi”.
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