C’è un altro indagato nel cosiddetto sistema Pd: è il segretario regionale del Pd dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, iscritto nel registro degli indagati per turbata libertà degli incanti (reato però ormai prescritto) e abuso d’ufficio patrimoniale. L’inchiesta è stata aperta dalla Procura di Modena e riguarda il tempo in cui l’esponente democratico ricopriva l’incarico di assessore con delega al patrimonio del Comune sotto la Ghirlandina.
Il braccio destro di Bersani in regione avrebbe favorito una società, la Sdps, nella concessione della gestione del chiosco-birreria del parco Enzo Ferrari. Il pm Enrico Stefani, che coordina l’indagine, ipotizza che siano state esercitate pressioni nei confronti della precedente proprietaria, Tina Mascaro, affinché non ostacolasse la Sdps, guidata dagli imprenditori Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci. A questi ultimi, si ritiene che fosse riservato un trattamento opposto. Nonostante la loro società avesse omesso ripetutamente di versare nelle casse del Comune il canone d’affitto e diverse rate della concessione per oltre 10mila euro, pare che usufruissero anche di inspiegabili agevolazioni, rinvii di pagamento e rateizzazioni degli importi dovuti.
Nel fascicolo, risultano indagati anche Antonino Marino, attuale assessore alla qualità urbana, sicurezza e sport e successore di Bonaccini, l’ex dirigente comunale Mario Scianti e la dirigente Giulia Severi. Tutto questo nell’Emilia Romagna rossa da sempre.
Altri guai quindi per il partito guidato da Bersani, quello dei "moralisti" in assoluto. E invece la questione morale continua a farsi sentire in maniera pesante all’interno del Pd. Dopo le accuse a Penati, ecco che quest’altra vicenda fa pensare, appunto, a un vero e proprio sistema messo in atto dagli uomini della sinistra.
Discussione su questo articolo