L’Italia apprende con sgomento l’uscita di scena di Valter Veltroni, congedo descritto da giornali e televisioni quasi come un atto eroico. Il Veltroni, che ha coperto incarichi di primissimo piano nel governo italiano, fa politica attiva dal 1976, cioè da quando il candidato alle primarie del centrosinistra, Matteo Renzi, aveva un anno di età.
Veltroni in realtà non uscirà di scena, perchè continuerà a occuparsi di politica, ma non si ricandiderà per il Parlamento alle prossime elezioni. Durante la sua carriera politica ha avuto il tempo di scrivere decine di libri tra romanzi e saggi. Mentre percepiva i suoi ricchi compensi come deputato, come tanti suoi colleghi, poteva dedicare molte giornate dell’anno alla letteratura. Non mi risulta abbia mai o quasi mai lavorato nel vero senso della parola nel settore privato. I suoi redditi recenti, a grandi linee, hanno oscillato fino ad oggi dai 136.000 euro del 2011 ai 477.000 del 2007, o viceversa, come preferite. Immagino abbia anche una scorta per le cariche del suo passato.
Insomma, ciò che intendo dire, senza nulla di personale, è che il suo "non candidarsi" non è affatto un atto eroico; per me è solo un costo in meno. Capiamoci, non è un costo eliminato, in quanto: 1) il nostro percepirà il suo ricco vitalizio; 2) il suo scranno sarà occupato da qualcun altro. L’elemento che mi disturba è che non trovo nella mia memoria una legge, una notizia, un fatto, una cosa che mi faccia credere all’utilità per il Paese e per gli italiani da collegare al nome di Valter Veltroni.
Oggi mi dedico a lui perchè la notizia è fresca, ma, sia ben chiaro, sono centinaia nella sua posizione, di tutti i partiti. Centinaia di uomini e donne che sono costati alla comunità milioni e milioni di euro senza aver lasciato un bel nulla da ricordare… solo spese, solo costi spaventosi e immeritati a carico dei cittadini.
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