Oggi il Pd, come "una grande famiglia", ha rivolto l’ultimo saluto al suo segretario lucano, Antonio Luongo, morto due notti fa, a 57 anni, per un malore. Lo ha fatto con le parole di Matteo Renzi, che lo ha ricordato rivolgendosi alla figlia non da premier ma da "papa’": "Sii orgogliosa del fatto che tuo padre abbia scelto la politica come una cosa bella, la politica che per i Dem ha ideali con la I maiuscola, e non e’ fatta da persone che difendono un interesse".
Per un giorno le correnti del Pd non contano. La Leopolda e le contro-manifestazioni della minoranza Dem sono lontane, e poco conta che Luongo – "nato" nel Pci e con una lunga esperienza parlamentare – non sia mai stato un renziano, e che da posizioni diverse da quelle del segretario-premier abbia guidato il partito in Basilicata dall’agosto 2014, dopo aver vinto un congresso regionale acceso e combattuto. Lo dimostrano prima un caloroso abbraccio, all’ingresso della chiesa, tra Renzi e Roberto Speranza (amico di vecchia data di Luongo ed esponente della minoranza Pd, il quale ha sottolineato "il bel gesto" del premier), e poi le parole dal pulpito del presidente del Consiglio.
Renzi ha definito Luongo un "maestro per tanti", in un’epoca in cui "ce ne sono pochi": ora la sua esperienza , ha aggiunto, va portata "nelle nostre battaglie anche in quelle che fuori la gente non riesce ad apprezzare fino in fondo: siamo bravi a litigare, ma lo facciamo perche’ ideali e passioni nascono dal fatto che essere uomini e’ qualcosa di piu’ grande che respirare o passare il tempo". Alla cerimonia erano presenti anche il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, l’europarlamentare Gianni Pittella, e tanti esponenti delle istituzioni, locali e nazionali, tra i quali il deputato lucano Vincenzo Folino, ex Dem che ha lasciato il partito per Sinistra Italiana, ma soprattutto, un "compagno" fraterno di Luongo. Lo ha salutato, commosso, citando Guccini: "Voglio pensare che ancora mi ascolti, e che come allora sorridi".
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