Il palazzo della provincia di Frosinone c’è sempre, non è stato demolito, è sempre lo stesso ed è così anche nelle altre città che ovviamente fanno o per meglio dire facevano Provincia. Le poltrone di fatto sono ancora occupate e i dipendenti ovviamente ci sono ancora tutti, quindi dov’è il risparmio? Non è che qualcuno sta menando il torrone per buttarla ancora in “caciara”?
Ad oggi una sola cosa è cambiata; sono state cancellate le indennità che alla fine erano irrisorie se paragonate ai “grandi costi” della politica nazionale; costavano quanto un senatore e quindi forse il ciociaro potrebbe pensare che Frosinone varrà bene un senatore!?
Le cosiddette “immortali”, le province appunto, sono state chiamate anche baracconi, enti inutili, covi di fannulloni scansa fatiche, ma anche se invisibili, continueranno ad esistere negli organici, quindi nessun taglio. Il governo Renzi ne ha celebrato l’abolizione e invece le province stanno lì come cosa viva e vegeta, anche se con nomi diversi. Sono là con i loro vertici eletti solo dai sindaci e dai consiglieri comunali, anziché dal popolo, ma sempre seduti a gestire nomine, competenze, o evanescenti servizi.
La strisciante riforma che porta il nome del sottosegretario Graziano Delrio ha trovato poca opposizione, anche perché il politicare “serpeggiante” dei piddini è appunto silenzioso come il sopraggiungere di un serpente velenoso, e di fatto ben 64 presidenti di provincia e 8 sindaci metropolitani (per le grandi città come Roma, Napoli, Bari ecc.) tornano al comando dei loro enti come se avessero solo fatto un giro del loro palazzo. E mentre le poltrone continueranno ad essere occupate, le identità storiche legate ad uno specifico territorio, una dignità che hanno le popolazioni di tutte queste zone in cui un cittadino non è solo una pedina metropolitana, ne soffriranno moltissimo.
Frosinone ovviamente non sarà cancellata, non diventerà una cosa diversa da quello che è, quindi si consolino cripto giornalisti di provincia, si diano pace e invece di piagnucolare con frasi zuccherose e pessimiste di leopardiana memoria, se la prendano con gli elettori del PD, troppi a quanto pare. L’accorpamento tra le varie province non sarà terribile come è stato presentato e poi diciamocela tutta, i pidddini o comunisti che dir si voglia, non governeranno all’infinito, sempre che emerga non un centro, ma si spera una destra solida e determinata.
Intanto, con buona pace dei comunisti, in caso di accorpamento tra le province, Frosinone non si fonderebbe con il pontino, ma scivolerebbe in Campania, e il nome della nuova amministrazione sarebbe Provincia di Latina. La legge tiene conto del numero di abitanti, dei chilometri che compongono il territorio, e dei residenti, ma in Italia con il coinvolgimento culturale radicato che esiste è ovvio che passa in secondo piano rispetto al sentimento popolare.
Tuttavia per essere pratici, la Cgil ha già accorpato le Camere del Lavoro di Frosinone e Latina mantenendo i due nomi delle città. La Coldiretti idem. La Camera di Commercio ha avviato l’iter e avrà sede a Latina. Parliamoci chiaro signori miei, ognuno difende il proprio fazzoletto di terra, ma la zona del frusinate, Latina e dintorni, per una serie di motivi legati anche al turismo, ha uno sviluppo costante e maggiore, quindi il pesce grande mangia il pesce piccolo e anche a Latina la destra langue, non è chiaro ancora?
Nota dolente, anche l’ASL del frusinate sta traslocando e che nessuno si dolga; perché i piddini dovrebbero contrastare il lavoro dei compagni di partito? Perché il Pd di Frosinone dovrebbe contrastare una legge del partito di governo? Latina oggi ha più abitanti, più imprese, più economia, insomma tira di più e se a questo si aggiunge il “momentaneo” spostamento dell’asse politico a sinistra, il gioco è fatto.
Tuttavia, la domanda vera è: a chi giova una riforma bislacca, visto che di fatto è impossibile prendere e licenziare tutti i dipendenti, che al massimo si possono riciclare, e che questo cambiamento non porta nessun beneficio o risparmio? I più trovano oggi del tutto bizzarro e folle l’accoppiamento di Latina e Frosinone con la Campania, stiracchiando un confine e di fatto scavalcando gente che certamente non vuole questo.
Sarebbe più logico per cultura e per tradizioni socio/economiche se proprio necessario lo smembramento della Regione Lazio, perseguire l’obiettivo dell’annessione all’Abruzzo, Regione con la quale già ci sono i grossi rapporti di collaborazione istituzionale, più prossimi alle nostre esigenze. Tutto questo avviene poiché non ci sono forze politiche in grado di opporsi al solito serpeggiare del Pd, quindi che senso ha lamentarsi? Che i cittadini si ricordino di andare a votare e riflettere se è ancora il caso di votare a sinistra.
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