“La divaricazione forse è già insanabile. Gli elettori hanno perso la speranza. Sabato lanciamo la nostra proposta, l’ultima chance al Pd. Se Renzi accetta, bene. Altrimenti, domenica andremo via. Mi sforzo di evitare lo strappo, ma fedele ai miei valori”, “se le differenze superano il limite del tollerabile, ognuno per la sua strada. È Renzi che ha cambiato l’articolo 18, i voucher, le trivelle, la scuola. Poi la Costituzione. Così non bastano neanche le primarie: non siamo più nello stesso partito. Tra l’altro, il proporzionale spinge a forze identitarie”. Lo afferma il governatore della Puglia, Michele Emiliano, in una intervista a Repubblica. E sostiene che Renzi deve “accettare una conferenza programmatica, poi un congresso che non sia un rito abbreviato. In autunno, insomma”.
Secondo Emiliano Renzi “continua a correre come un matto, senza sapere dove va. Noi vogliamo arrivare al 2018 con Gentiloni, lui pensa di mollarlo in base alle sue esigenze congressuali. Ma se hai perso tutte le battaglie, nessuno ti segue. Il tono in direzione era ‘Non farò prigionieri’. Per lui un congresso è una guerra. Forse in Toscana sono abituati così dai tempi dei Comuni, in Puglia no: abbiamo negoziato pure con i romani”. E conclude: “Dicono che sono il ‘grillino del Pd’, forse perché eletto in una civica mi sento cittadino comune più che politico. L’armonia vige dove il popolo è partecipe, non dove lo spirito napoleonico spinge un leader ad aprire battaglie contro tutto il mondo. Sa cosa penso, ogni tanto? Meno male che non siamo una superpotenza e che Renzi non ha l’atomica, altrimenti non so cosa sarebbe potuto accadere…”.
Sulla candidatura sua, di Speranza e Rossi alla leadership del partito, precisa: “Fate conto che queste tre persone siano già una persona sola, un candidato unico. Poi stabiliremo i ruoli tra questi primus inter pares. Se si fa un congresso è una cosa, se un movimento di ricostruzione del centrosinistra un’altra. Ma non siamo soli: pezzi della maggioranza renziana hanno capito che un Pd trasformato in partito personale di Renzi è destinato a una legnata elettorale tale da farlo scomparire”. E di Orlando dice: “Sta facendo un cammino difficile. Ministro di Renzi, poi pilastro della maggioranza. Ma noi siamo una comunità, non possiamo mica considerarlo uno del campo avverso: anche io ho votato Matteo, per dire. Orlando dentro questo progetto è assolutamente il benvenuto” e “quattro punti di vista autorevoli sono meglio di tre. Non abbiamo paura che arrivi uno più bravo di noi, anzi siamo felici se questo avviene”.
Siete il partito di D’Alema e Bersani? “Parliamo a tutto l’universo dei centristi, riformisti e radicali italiani. Bersani e D’Alema hanno dimostrato una generosità e un’intelligenza enormemente superiore a quella di Renzi, dicendo che la fase politica che li riguardava è conclusa. Ora inizia un processo fondativo, vedremo se di un’area del Pd o di una forza ulivista che parte dal Sud e dalla Toscana”.
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