Il laboratorio siciliano lo ha dimostrato: l’asse Pd-Udc funziona. Pier Ferdinando Casini ha potuto portare a Bersani il risultato dell’esperimento, la vittoria di Rosario Crocetta, come la dimostrazione di una sua tesi: progressisti e moderati vincono. Certo, e’ stato il ragionamento di Casini, tutto sta a definire il perimetro del concetto di progressista tenendone fuori Nichi Vendola. Con chi disconosce il lavoro del governo Monti l’Udc non ha, ne avra’ mai nulla a che vedere, ha spiegato ancora una volta Casini. Riproporre l’esperimento siciliano su scala nazionale, dunque, e’ oggi quanto mai difficile. Piu’ realizzabile un asse Pd-Udc nel Lazio e in Lombardia. Ipotesi sulla quale Casini sente di poter scommettere, portando dentro la coalizione alcune realta’ civiche e dell’associazionismo.
Casini, riferiscono fonti centriste, ha avuto, e continua ad avere, contatti con Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Milano che piace anche a Oscar Giannino e al suo movimento, Fermiamo il Declino. Un nome, quello di Albertini, che sarebbe sostenuto anche da Verso Nord, creatura civica alla nascita della quale un forte contributo ha dato Massimo Cacciari.
Altra conseguenza del voto siciliano e’ stato il congelamento di ogni ipotesi di collaborazione con il Pdl che si riconosce ancora in Berlusconi. Il Pdl si e’ chiamato fuori da solo dalla partita per l’aggregazione moderata, avrebbe ribadito ancora oggi Casini. D’altra parte le parole di fuoco che il leader centrista ha riservato a Berlusconi in occasione del suo passo indietro e, soprattutto, dopo laminaccia del Cavaliere di far venire meno l’appoggio al governo Monti erano state chiare: "Berlusconi ha devastato l’unita’ dei moderati", aveva tuonato Casini.
Diverso l’atteggiamento nei confronti di Angelino Alfano, difeso dalle critiche di chi gli attribuiva la responsabilita’ della debacle siciliana: "Un accanimento vergognoso e indecente", lo aveva definito il leader centrista. Casini ha ben presente i mal di pancia che attraversano il partito e conta di intercettarne il malcontento. L’attenzione e’ rivolta, naturalmente, ai liberal che auspicano una proiezione del montismo in chiave politica dopo le elezioni di primavera e a chi si e’ dimostrato leale con Mario Monti. Dell’aggregazione moderata non fara’ dunque parte il Pdl (non quello conosciuto fin qui, almeno) ma nemmeno il Pd, se la linea rimarra’ quella dell’abbraccio con Nichi Vendola. I centristi considerano l’alleanza con Vendola una delle questioni piu’ delicate che il segretario democrat si trova a dovere affrontare. La seconda, per la precisione, subito dopo quella delle primarie.
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