La vicenda politica di questo nostro bizzarro Paese mostra una situazione di dualismo dentro il Partito Democratico. Il nuovo segretario di quel partito, tale Nicola Zingaretti, ha detto di essere pronto ad affrontare il voto. Peccato, però, che i gruppi parlamentari del partito siano legati al suo predecessore, l’ex-premier, ex-sindaco di Firenze ed ex-presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi. Ergo, il Partito Democratico è ancora in mano a Renzi, quel Renzi che alla vigilia del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 disse che avrebbe lasciato la politica se fosse stato sconfitto.
Renzi perse quel referendum, si dimise dalla carica di premier ma rimase a capo del Partito Democratico. Oggi, questa persona che la maggioranza del popolo italiano ha bocciato, sta tenendo le fila di una trattativa che potrebbe portare all’ennesimo governo retto da una maggioranza non frutto di elezioni.
Del resto, il “Bomba”, così è chiamato Renzi, è specialista in queste cose. Infatti, senza essere stato nemmeno eletto in Parlamento, Renzi divenne premier nel 2014. Prima disse al suo predecessore a Palazzo Chigi Enrico Letta: “Stai sereno!”. Poi, alla Direzione Nazionale del Partito Democratico, lo sfiduciò, senza passare per il Parlamento. Oramai, l’intento è chiaro: governare con il Movimento 5 Stelle, facendo leva sulla comune paura del voto. Infatti, se si votasse, Matteo Salvini ed il centrodestra vincerebbero a valanga le elezioni.
Quanto al Movimento 5 Stelle, è abbastanza grottesco che un movimento che si presentò come l’elemento di rottura rispetto alla vecchia politica, oggi stia ricorrendo ai mezzucci di quest’ultima. Basti ricordare degli esponenti del Movimento 5 Stelle che nel 2013 dissero: “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno!”. Oggi, essi “sono diventati il tonno” e si sono asserragliati in Parlamento. Questo è davvero triste.