“La scissione è già avvenuta tra la nostra gente. E io mi chiedo come possiamo recuperarla”, ieri “in Direzione ho visto solo dita negli occhi a questa gente”. È lapidario Pierluigi Bersani, conversando con i giornalisti in Transatlantico, all’indomani della Direzione Pd che ha approvato l’accelerazione impressa dal segretario Matteo Renzi, con l’Assemblea che nel fine settimana darà il via al Congresso.
“Non è questione di calendario del Congresso, quella è una tecnica. Il problema è se siamo il Pd o il Pdr, il Partito di Renzi. Io da Renzi non mi aspetto nulla, ma chi ha buonsenso ce lo metta. Perché siamo a un bivio molto serio” spiega l’esponente della minoranza dem puntualizzando la sua posizione.
“Serve consapevolezza politica – aggiunge Bersani -: da Renzi non me lo aspetto dopo averlo sentito ieri ma da quelli che stanno attorno a lui me l’aspetto”. Il riferimento, tra gli altri, è ai ministri Orlando e Franceschini: “Vediamo…”. Si limita a dire l’ex segretario del Pd. Non è ancora certo se la minoranza prenderà parte o meno all’Assemblea di domenica che avvierà il Congresso: “Penso di sì. Ma non lo so, qui non s’è deciso niente. Stiamo aspettando di capire se c’è una qualche riflessione”.
Il nodo è la durata della legislatura e dell’esecutivo in carica: “Stiamo parlando di far dimettere Gentiloni in streaming – afferma Bersani -. Siamo un Paese di sessanta milioni di abitanti, ci vuole una bella motivazione che non sia la vignetta di Giannelli. Facciamo una manutenzione all’azione di governo: se non correggi i voucher arriva la destra e li fa lei, con la scuola abbiamo toppato, sulla finanza pubblica qualcosa bisogna fare e le tabelle non convincono. Renzi deve darmi la possibilità di discutere di questo”. Sulla legge elettorale, l’ex segretario boccia senza mezzi termini i capilista bloccati: “Diamo i numeri, fondamento della governabilità non in Botswana ma in un Paese europeo è avere un minimo di connessione tra popolo e governanti”.
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