"Se da qui a un anno non si cambia rischiamo di trasformarci in un comitato elettorale che si compone, ad ogni appuntamento con le urne, attorno ad un candidato. No, cosi non si va avanti". In un colloquio con Il Mattino Pierluigi Bersani, ieri ospite della festa dell’Unità di Napoli, lancia un avvertimento al suo successore Matteo Renzi, sottolineando che nel Pd di oggi c’è "poca discussione, poca dialettica interna", per il semplice fatto che per la prima volta premier e segretario sono la stessa persona.
"Non si parla, non ci si confronta perché ogni volta che lo fai, o ci tenti, la dialettica viene riflessa sull’immagine del governo e si sposta sul Paese. E per questo timore, anche giusto, è praticamente saltata la dialettica interna". Secondo l’ex segretario, è necessario fermarsi a riflettere: "Non dico un congresso, o chiamatelo come volete, ma occorre una dialettica interna perché vedo che manca ordine e disciplina nel partito. Due cose, secondo me, fondamentali".
Tuttavia, Bersani ribadisce che non ha intenzione di guidare un’opposizione interna: "Non mi ci vedo affatto nel ruolo di un capo fazione o chissà cosa. Sto bene così: da capitano o da mozzo io rimango sempre a disposizione della ditta e ci tengo a mantenere sempre la stessa visuale".
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