La scissione del Pd sarebbe un “suicidio”. Lo afferma Romano Prodi in un colloquio con il quotidiano “La Repubblica” in edicola oggi. “Faccio decine di telefonate, certo non sono indifferente alla scissione. Colloqui privati, tali rimangono”, spiega il Professore. “Non sono in grado di dire nulla sul Partito democratico”, spiega, ma aggiunge: “Nella patologia umana c’e’ anche il suicidio”.
“Pensa che io mi rassegni? Non esiste – prosegue l’ex premier -. Semmai, mi intristisco. E se e’ vera la crisi di sistema, va affrontata, combattuta, sconfitta. Io non mi rassegno affatto”.
Secondo la ricostruzione del quotidiano, nelle sue telefonate Prodi ha parlato, tra gli altri, con Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta, forse anche con Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Secondo il Professore “la soluzione, per poi rimettersi insieme, non puo’ certo essere la frammentazione”.
Nel Pd non si parla d’altro: scissione, sì o no? “Io mi auguro che Emiliano non se ne vada. E in queste ore continuo ad augurarmi che Bersani non se ne vada, che Speranza non se ne vada, che neanche Rossi se ne vada”. Così Piero Fassino, uno dei fondatori del Partito democratico, oggi ad Agorà, su Raitre. “C’è una storia comune, c’è un’idea del Paese e del partito che è comune. Colgo l’occasione per lanciare un appello: la nostra gente non vuole la separazione, non vuole divisione, ma ci chiede unità, e ce la chiede chi ha votato sì al referendum e chi ha votato no. Abbiamo un dovere, abbiamo una responsabilità che non possiamo non onorare al meglio. Di inevitabile c’è solo una cosa che è la morte – ha proseguito Fassino – tutto il resto è evitabile, dipende da noi che siamo padroni dei nostri destini. Non si deve mai pronunciare la parola scissione, che ti rende prigioniero. Liberiamocene!”.
Fassino aggiunge: “Non credo che questi momenti così difficili di vita del nostro partito significhino che è fallito il progetto del Pd. Le ragioni sono tutte vive”. Il Pd è il partito di Renzi? “Non era prima il partito Bersani, non era il partito di Veltroni, non era di Franceschini e non sarà il partito di Renzi”.
Picchi duro Gianni Cuperlo nei confronti dell’ex sindaco di Firenze: “Renzi sembra non capire l’effetto che avrebbe una scissione. Se fosse così, se non ha capito, avrei davvero la conferma della sua inadeguatezza”, “lui pensa di aver vinto e invece ha perduto perché le minoranze avranno fatto i loro errori ma se il Pd si rompe la responsabilità più grande è di chi stava alla guida”.
Una frecciata a Massimo D’Alema arriva da Sergio Staino, vignettista e direttore dell’Unità: “D’Alema è stato il personaggio più deleterio della sinistra italiana. Io l’ho disegnato tempo fa con un fucile in mano mentre preparava delle pallottole per uccidere varie personalità, da Occhetto a Prodi, passando per Veltroni e infine Renzi”. “Colpisce che sia lui a rimpiangere l’Ulivo essendo stato proprio D’Alema il primo assassino di quella esperienza politica – ragiona Staino -. Non so quanti compagni saranno disposti ad andare via dal Pd sapendo di ritrovarsi tra le braccia di D’Alema”.
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