Secondo il ministro della Funzione pubblica e semplificazione, Filippo Patroni Griffi, nella pubblica amministrazione sono intervenuti “cambiamenti profondi e ormai acquisiti”, che "hanno rappresentato, rispetto all’amministrazione di appena qualche decennio fa, veri e propri passaggi epocali". Tuttavia, ha sottolineato l’esponente del governo, molti di questi cambiamenti non sono percepibili dall’utenza.
“Nel settore del lavoro pubblico, i recenti interventi normativi sono stati spesso dettati dalla ineludibile esigenza di realizzare con urgenza contrazioni della spesa pubblica. Ma non ci si può limitare a questo".
Anche per questo è necessario "attaccare le criticità e le sacche di inefficienza ancora presenti nell’amministrazione. L’amministrazione deve cessare di essere considerata un fattore di ostacolo allo sviluppo e alla crescita del Paese; deve anzi costituire essa stessa un volano di competitività del sistema". Non si tratta certo di un percorso “realizzabile in un arco di tempo limitato quale quello di questa fine legislatura. Ciò non esclude che si possano mettere a punto strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire e stabilizzare il processo di cambiamento, al contempo intervenendo sin d’ora con misure specifiche e mirate”.
"Intendo assegnare priorità agli interventi volti a motivare il dipendente dell’amministrazione pubblica, valorizzandone il merito e favorendo il suo inserimento ottimale nel contesto lavorativo nonché stimolando in lui l’orgoglio di essere parte di Istituzioni credibili ed autorevoli". Al tempo stesso, "il lavoratore pubblico deve essere protagonista dei processi di cambiamento e modernizzazione, e perciò stiamo lavorando a talune misure che garantiscano elevata professionalità, valorizzazione del merito, rafforzata imparzialità". E anche, ha proseguito il ministro, "una doverosa attenzione alle questioni di genere, perché non è possibile che, a fronte del 44,3 per cento di lavoratrici pubbliche, ancora troppo poche siano le donne in posizioni apicali: il che richiede politiche di flessibilità volte a conciliare vita familiare e vita professionale".
Per il ministro i problemi di fondo del lavoro pubblico riguardano il reclutamento, il precariato, la gestione del personale e le eccedenze. E a proposito del precariato ha detto: "Una cosa deve essere chiara. Alcune di queste situazioni non devono più ripetersi: se si fa un concorso, chi lo vince deve essere assunto, mentre gli idonei non sono vincitori. Siamo agli epigoni del processo di stabilizzazione del 2007-2008 e bisogna evitare per il futuro sacche di precariato cercando di attenuare il peso di quello attuale".
"Ho di recente incontrato le organizzazioni sindacali e a giorni incontrerò i rappresentanti, dal lato datoriale, di Regioni ed enti locali, in quanto – ha spiegato – le autonomie locali, com’è noto, sono rimaste fuori dall’accordo del 2009 sul modello contrattuale. Con le prime già da giovedì prossimo ci si tornerà a riunirsi sul piano tecnico, aprendo tavoli tematici che ci consentano di discutere sulle maggiori criticità che ci sono state segnalate, a partire dalla contrattazione di secondo livello che, anche in un momento di crisi connotato dal blocco della contrattazione nazionale, può consentire spazi a politiche di incentivazione del personale. Parleremo, cercheremo soluzioni, con serenità e nel rispetto dei ruoli di ciascuno".
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