“Ancora richieste di pompare denaro nel ‘Sistema patronati’ nonostante tutti quelli che ne conoscono a fondo il funzionamento, ne chiedono disperatamente la riforma, il controllo e la trasparenza". È quanto riporta una nota del Sindacato Confsal Unsa Coordinamento esteri, che mi ascrive de facto tra coloro che rimangono ciechi “dinanzi all’odierna realtà dei Patronati all’estero, che richiede soprattutto una riconversione professionale di figure che hanno una formazione generica – più a carattere sindacale – chiamate ora a sostituirsi allo Stato”.
Sommessamente, ma con serietà e consapevolezza, prendo atto e faccio notare che già lo scorso anno il taglio delle risorse ai patronati è stato di 35 milioni di euro e che quest’anno la manovra finanziaria ne prevede un altro di 48 milioni che semplicemente stiamo provando a cancellare o, quanto meno, a ridurre, poiché ognuno di questi tagli è strutturale e produce danni ingentissimi, come l’intervento sull’aliquota di alimentazione del fondo che nel triennio 2015-2018 prevede già un taglio del finanziamento di 284 milioni di euro.
Mi pare dunque molto difficile, almeno per ciò che mi riguarda, poter pensare di “pompare denaro”, come scrivono alla Confsal, quindi è sostanzialmente e profondamente sbagliata l’accusa che mi si muove.
Come è profondamente sbagliato e miope mettere in contrapposizione e in alternativa il ruolo dei patronati con quello di consolati, agenzie e sportelli consolari come fa la Confsal, pensando che le risorse e i servizi che si sottraggono ai patronati oggi possano tornare ai consolati domani o, viceversa, che i consolati si chiudono per favorire l’apertura di nuove sedi di patronati e il dirottamento su queste di risorse dello Stato. Se entriamo in questa logica di contrapposizione ne usciremo tutti sconfitti. Evitiamolo, lo dico in forma di appello.
Ciò che invece ho detto nel mio intervento, è che è necessaria una riorganizzazione generale della rete diplomatico-consolare e dei servizi, nella quale ai servizi che con sempre maggiore difficoltà svolge lo Stato si affianchino quelli che già svolgono altri enti sul territorio, a servizio dei cittadini, come i patronati.
E l’ho detto aggiungendo che già oggi i patronati svolgono servizi nuovi e in linea con le nuove richieste dell’emigrazione diffusa, vecchia e nuova (imprese comprese), e sono pronti a sottoscrivere convenzioni che non richiedono di “pompare denaro” da parte dello Stato, ma che prevedano regole chiare, paletti, garanzie e persino sanzioni per chi non le rispetta.
Dunque non è certo me che si deve accusare di cecità o di mancanza di volontà di riforma dei patronati, né i patronati stessi che, al contrario, invocano da tempo un tavolo apposito per discutere col Ministero del Lavoro e con le varie commissioni parlamentari una proposta seria e puntuale di riforma complessiva del sistema patronati all’estero.
Semmai mi si può accusare di volere – come la vogliono anche i patronati e sono pronti a farla – una riforma e una convenzione che da un lato aiuta lo Stato a fornire servizi ai cittadini e dall’altro inserisce regole e sanzioni più stringenti perché ciò si possa fare in un contesto di maggiore trasparenza e chiarezza e in raccordo con consolati, agenzie e sportelli consolari, senza contrapposizioni di poteri che finiscono per penalizzare i cittadini. Non a caso ho detto nel mio intervento che deve rimanere ai consolati la parte “istituzionale, quella che lo Stato non può né deve delegare”. Poi, per ciò che è in mia conoscenza, i vari patronati vengono rimborsati in proporzione percentuale all’attività svolta e certificata dal ministero del lavoro e non con autodichiarazioni, così come l’aliquota, calcolata fino a due anni fa sullo 0,226%, lo scorso anno è stata abbassata a 0,207 e oggi la proposta in legge di stabilità è di abbassarla a 0,183%.
E, infine, vorrei ricordare che il fondo patronati è sempre stato di circa 400 milioni e, dal 2011, il Governo ha trattenuto una cifra di 30 milioni di euro da esso; lo scorso anno 35 e quest’anno ne tratterrà altri 48. Quindi, fermo restando la possibilità di qualche lieve errore di calcolo e di sistema, andranno a sostituirsi ai 30 del 2011 e determineranno una “trattenuta” complessiva di 83 milioni in tre anni, pari al 20,75% del fondo.
In questo contesto, dunque, ho chiesto di evitare ulteriori tagli e ragionare su una convenzione che dia servizi ai cittadini in raccordo e sotto la vigilanza dello Stato (che deve infliggere sanzioni per chi la viola) e che non comporti costi aggiuntivi fuori da quel fondo né per il MAE né per i cittadini. Dov’è, dunque, che si chiede di “pompare denaro nel sistema ‘patronati’”?
*responsabile Pd nel mondo
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