La natura dei Comites è definita da una circolare emessa dal Min. Plen. Torquato Cardilli, Segretario del CGIE, nell’ottobre 2003. Nella circolare si legge che il Direttore Generale per gli Italiani all’estero dopo avere sentito l’Ufficio legislativo del Ministero, aveva comunicato che i Comites sono per l’ordinamento giuridico italiano enti di diritto pubblico e che ogni mala gestione ove appaia manifesta la volontà dell’autore della mala gestione di non uniformarsi alla legge, deve essere denunciata alla Procura Generale della Corte dei Conti.
Conoscendo la natura giuridica dei Comites ed il loro ruolo il Governo italiano farebbe bene a considerarli e seguirli più seriamente.
La normativa italiana conferisce ai Comites, tra altro, il compito di cooperare con il Consolato nella tutela dei diritti e degli interessi della comunità e di segnalare al Consolato violazioni di norme contro cittadini italiani anche con iniziative autonome. Per questo motivo, ad ogni riunione Comites, partecipa o il Console direttamente o un suo delegato.
Il Consolato ed i Comites dovrebbero anche ricevere informazioni sulle attività svolte dai patronati operanti nella propria circoscrizione consolare. Gli operatori di Patronato devono, come previsto dalla normativa in vigore, notificare la loro attività alle autorità consolari competenti al fine di essere accreditati presso di essi. Da queste informazioni sarebbe facilmente riscontrabile la mancanza dell’accreditamento.
Si evidenzia però che diversi operatori di Patronato non risultano aver adempiuto a questo obbligo di accreditamento.
Questo fatto è stato segnalato non solo ai Comites di Basilea e di Zurigo ma anche direttamente alla Direzione Generale degli Italiani all’ Estero alla Farnesina. La segnalazione è stata presa in considerazione dal MAECI che ha provveduto a girarla al Ministero del Lavoro, competente per i Patronati. E, da qui, la segnalazione è rimasta senza riscontro, lasciando pertanto la situazione irrisolta.
I Patronati nazionali coinvolti nei vari casi occorsi di brogli e truffe nelle sedi all’estero hanno finora negato ogni responsabilità dichiarando semplicemente che le sedi oltre confine non sono di loro competenza, ovvero non sono accreditati gli operatori. Questo nonostante tutto nella realtà dei fatti indichi il contrario. Dalla sigla esposta all’entrata della sede fino al finanziamento pubblico che ricevono come vero e proprio Patronato operante all’estero; i Consolati stessi invitano i connazionali a rivolgersi alle sedi locali del Patronato per autenticare documenti e firme. Che poi il funzionario lo faccia in assenza del cittadino e qualche volta anche con firme falsificate è un altro discorso.
A questo punto nel caso in cui un connazionale rimanga danneggiato da un operatore di un qualsiasi patronato che opera all’estero è avvisato della possibilità di denunciare i rispettivi Consolati e Comites alla Procura Generale della Corte dei Conti per omissione di un proprio dovere.
Discussione su questo articolo