Mentre il Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato, presieduto dal Pd Claudio Micheloni, lavora per dissipare la nebbia fitta che avvolge il mondo dei patronati italiani all’estero, l’omologo Comitato alla Camera, presieduto dal Pd Fabio Porta, rema contro. Porta non vuole che si parli male dei patronati. Del resto lui arriva da quel mondo lì, fin troppo ovvia la sua difesa d’ufficio.
Porta, a proposito della relazione sull’indagine conoscitiva condotta nei confronti dell’attività dei patronati all’estero, “ritiene prematuro entrare nel merito della relazione acquisita agli atti, riservandosi di farlo quando gli atti saranno definitivi e le conclusioni chiare”, si legge in una nota.
Secondo il Comitato di Montecitorio inoltre “esprime perplessità e inquietudine, sul piano della legalità e del corretto esercizio democratico, rivolgere sollecitazioni e inviti al Governo condizionati dalla minaccia di presentare gli atti alla Procura della Repubblica”. Il senatore Aldo Di Biagio, infatti, sentito dal Fatto Quotidiano, ha spiegato che questa volta l’ultimatum è definitivo: se tra due settimane il ministro Giuliano Poletti, o qualcuno per lui, non si presenta a palazzo Madama per dare delle risposte, “c’è addirittura il rischio che i senatori decidano di inviare i risultati della loro indagine alla Procura della Repubblica”, ha detto il senatore eletto all’estero.
Di Biagio poi ha aggiunto: “I patronati non devono vedere la nostra indagine come un atto di lesa maestà, ma uno stimolo a fare chiarezza”. Lo vada a dire a Porta, secondo il quale battere i pugni sul tavolo per cercare di fare chiarezza in questo caso è sbagliato. E comunque, sottolinea l’eletto in Sud America, “fatti ed episodi di rilevanza penale debbono essere sempre trasmessi all’autorità giudiziaria, soprattutto se si tratta di un organismo istituzionale”. Va beh, facciamo così: Micheloni, Di Biagio e gli altri senatori, Poletti o non Poletti, questa indagine la diano comunque alla Procura della Repubblica. Siamo pronti a scommettere che ci sarà da divertirsi.
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