L’imprenditrice Patrizia Mirigliani, figlia dello storico patron di Miss Italia Enzo Mirigliani, intervenuta a Radio Cusano Campus, sull’organizzazione di Miss Italia ha detto: “E’ una grande responsabilità, un grande onore e un grande onere. Ogni anno il concorso riguarda 20mila ragazze, è come se fosse un grande osservatorio sul mondo della bellezza, queste ragazze ci raccontano la vita di tutte le donne”.
“Sono le ragazze della porta accanto di oggi che ci raccontano la vita di oggi”, continua. “Hanno magari il papà che è disoccupato e cercano attraverso la bellezza di realizzarsi a livello professionale. La cosa strana del nostro Paese è che nel cinema di oggi c’è un po’ di provincialismo in questo senso, devi staccarti dal concetto della bellezza per dimostrare che sei brava. Un po’ di pregiudizi ci sono, ci sono quei 10 personaggi dell’intellighenzia che vogliono dimostrare qualcosa”.
La sua miss preferita? “Sono talmente diverse le miss che ognuna di loro ha un elemento che mi piace. Come diceva mio padre, la miss preferita è quella che verrà. Quando sono diventata patron della manifestazione nel 2003 ha vinto Francesca Chillemi, quello è stato un battesimo importante”.
Mai ricevuto pressioni? “Sono sicura che mio padre ne abbia ricevute parecchie. Io qualche velata l’ho ricevuta e rispedita al mittente in una maniera molto soft. L’importante è non accettare queste pressioni perché altrimenti non sei più libero e io voglio insegnare alle ragazze ad essere libere e non accettare mai compromessi. La libertà di dire di no è una grande libertà”.
Riguardo le polemiche sul festival di Sanremo e l’accostamento tra la vittoria di Mahmood e quella di Denny Mendez a Miss Italia nel ’97. “Quando fu eletta Denny Mendez mio padre ha preso la palla al balzo per raccontare la percezione che sarebbe stato un Paese multirazziale. La giuria in sala non vedeva di buon occhio la potenziale vittoria di Denny e mio padre ha detto: a questo punto lasciamo la decisione al televoto. E’ l’inverso di quello che è accaduto a Sanremo. Quello a Mendez fu un voto popolare. La canzone di Mahmood poteva meritare di vincere come tante altre, il problema è che mi dispiace si parli ancora di differenze razziali quando siamo in una realtà multietnica che dobbiamo accettare”.