Una cosa è sicura: la totalità degli italiani che ha appreso la notizia, avrà esclamato come Aldo del famoso trio comico: “Non ci posso credere!”. Ad una ciclista è stata tolta la patente, essendo anche stata multata, perché le è stato effettuato un test alcolemico dal quale risultava che “conduceva” il “mezzo” in stato di ubriachezza, in quanto la “guidatrice”, astemia, aveva mangiato qualche “babà” al rhum ad un battesimo.
Il ridicolo che attanaglia chi gestisce il controllo del rispetto delle leggi e, quindi, gestisce una forma di “giustizia” sotto ogni forma, in Italia, ha assunto forme kafkiane paradossalmente inspiegabili. La “condanna” della ciclista pone, infatti, diversi interrogativi che mettono in risalto l’aleatorietà di giudizio del “giudice” che fa mettere in dubbio l’intera interpretazione dello Stato di Diritto in cui viviamo. Primo: c’è una logicità concettuale nel richiamare l’attuazione del rispetto di un divieto, quello che comunemente viene definito "lo spirito della legge". Il divieto di non condurre automezzi in stato di ebbrezza fa un riferimento chiaro alla pericolosità intrinseca dell’autista, che non essendo dotato di riflessi pronti, potrebbe arrecare danni gravissimi alla comunità col proprio pericolosissimo pesantissimo automezzo. Secondo: il fatto di ritirare la patente e togliere i “punti”di penalizzazione ad un cittadino che non necessita di quel documento specifico per condurre una bicicletta, è un atto incostituzionale, in quanto è un palese sopruso e una diseguaglianza di trattamento nei confronti di chi non possiede patenti di guida. Potevano similmente i vigili, ritirare il passaporto, l’abbonamento al tram, o l’album delle figurine: perché a un cittadino a cui non è richiesto un documento specifico per fare qualcosa, in caso di eventuale disguido viene confiscato un documento che non attiene all’uso di quel mezzo? (Tra l’altro a me risulta che sia già stata eliminata questa incongruenza. In qual caso multiamo i vigili)
C’è da porsi, inoltre, una seria domanda sulla qualità e sulla attendibilità dei test, che non offrono garanzie paritetiche a tutti i cittadini controllati e purtroppo, infine, c’è da ammettere che non viene più applicata in questi ultimi tempi una basilare legge, “super-lex” che è quella del “buon senso”che non deve mai far superare la soglia del ridicolo!
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