Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri e presidente del MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero, ha risposto a un’interrogazione alla Camera in merito all’Accordo di Cotonou, un partenariato che regola i rapporti tra Unione europea e Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico).
“Le relazioni tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, ed il gruppo dei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico sono inquadrati dall’Accordo di partenariato concluso nel 2000 a Cotonou, in scadenza nel febbraio 2020. L’Accordo di Cotonou associa all’Unione Europea 48 Paesi dell’Africa subsahariana, 16 dei Caraibi e 15 del Pacifico, basandosi su tre pilastri fondamentali: la cooperazione allo sviluppo, la cooperazione economica e commerciale attraverso gli accordi di partenariato economico, e il dialogo politico. Il 22 giugno 2018, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato il mandato negoziale in vista della definizione del nuovo partenariato strategico post-Cotonou, mentre gli Stati ACP hanno adottato il corrispettivo mandato nel maggio 2018. I negoziati sono stati avviati ufficialmente il 28 settembre scorso a New York, a margine della edizione numero 73 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Dopo diversi round negoziali a livello tecnico e politico, i negoziatori europei auspicano la finalizzazione del testo entro il prossimo ottobre. Il mandato negoziale europeo, in linea con quanto sostenuto dall’Italia, delinea una nuova forma di partenariato, composto da un Accordo base (Foundation agreement), che definisce i principi e gli interessi comuni, e tre partnership regionali, Unione europea-Africa, Unione europea-Caraibi e Unione Europea-Pacifico, concepite come protocolli vincolanti dell’Accordo base e volte ad elaborare strategie specifiche per ciascuna delle tre aree”.
“Il Foundation agreement, vincolante in tutte le sue parti e con una durata di 20 anni – continua il sottosegretario – mantiene l’acquis del precedente Accordo di Cotonou, definisce gli ambiti di cooperazione bilaterale sulle priorità strategiche comuni e condivise: migrazioni e mobilità, diritti umani, sostegno alla democrazia, sviluppo sostenibile ed inclusivo, ruolo degli investimenti, settore privato e commercio estero, lotta al cambiamento climatico, pace, sicurezza e giustizia. Un capitolo specifico viene infine dedicato alla cooperazione internazionale, con l’impegno al rafforzamento delle istituzioni multilaterali e al rispetto e all’attuazione dei trattati e delle convenzioni internazionali. La nuova cornice istituzionale del futuro partenariato Unione Europea-ACP troverà, tuttavia, il centro di gravità nelle tre partnership regionali, attraverso la creazione di un consiglio regionale specifico per ciascun pilastro geografico. Tali consigli saranno la sede del dialogo politico bilaterale e l’autorità responsabile per l’attuazione della priorità specifica identificata in ciascuna partnership regionale. Desidero sottolineare che le direttive negoziali approvate il 22 giugno 2018 sono in linea con le priorità politiche dell’Italia, che ha posto l’accento in particolare sulla salvaguardia dell’acquis maturato grazie all’Accordo di Cotonou e sul mantenimento della natura giuridicamente vincolante per il futuro accordo post-Cotonou. Per quanto concerne le specifiche tematiche del futuro accordo in materia di immigrazione, l’Italia ha insistito in sede di dibattito con gli altri Stati membri affinché si adottasse un approccio olistico, coerente e bilanciato, capace di includere i diversi aspetti connessi ai fenomeni migratori. In materia di cooperazione culturale – sottolinea ancora MERLO – l’Italia ha proposto una riflessione sul ruolo fondamentale della promozione e protezione del patrimonio culturale quale motore di sviluppo sociale ed economico e facilitatore delle relazioni fra l’Unione europea e le tre regioni”.
“Per quanto concerne lo sviluppo economico sostenibile ed inclusivo l’Italia ha sottolineato l’importanza della cooperazione commerciale fra l’Unione europea e le tre regioni, che prevede, nel futuro accordo, un chiaro impegno delle parti in materie, quali la promozione delle opportunità per le piccole e medie imprese, la protezione della proprietà intellettuale, l’eliminazione delle barriere non tariffarie, l’adeguamento di standard sanitari e fitosanitari e l’armonizzazione di standard regolatori. Per quanto riguarda, più nello specifico, lo sviluppo agricolo dei Paesi ACP, anche grazie al nostro sostegno, si segnala, tra gli obiettivi del partenariato UE-Africa, il rafforzamento della posizione dei produttori e degli esportatori agricoli, compresi i piccoli proprietari nelle catene del valore a livello locale, regionale e mondiale”.
“Per quanto riguarda, infine, gli aspetti ambientali, la cooperazione italiana sostiene lo sviluppo ecosostenibile nei Paesi africani secondo approcci di agrobiodiversità, ciò che comporta un miglioramento delle condizioni ambientali locali e della qualità del prodotto agricolo. Nel complesso – conclude il sottosegretario – possiamo assicurare che, nell’ambito del negoziato, l’Italia continuerà a sostenere la promozione di pratiche agricole sostenibili, la promozione di standard qualitativi fitosanitari e ambientali e la protezione delle indicazioni geografiche. In particolare, in materia commerciale, nell’ambito dei sette Accordi di partenariato economico (EPA) regionali già esistenti, si continueranno a promuovere rapporti bilaterali, volti al trasferimento di competenze e buone pratiche che possano assicurare l’applicazione di standard sanitari e ambientali non inferiori a quelli esistenti nell’Unione europea”.