La caccia alla vacuna è cominciata stamattina alle sei. Quelli che se l’erano presa comoda con la seconda o la terza dose, ieri si sono svegliati tagliati fuori dal mondo.
Senza il magico cartellino che garantisce per te, e che ormai ha quasi preso il posto del documento di identità, dal 18 ottobre non si può più entrare da nessuna parte: niente supermercato, farmacia, pizza, barbiere, non si entra al posto di lavoro e neanche sui mezzi pubblici.
E a proposito di magico cartellino, in poche ore si sono materializzati negozietti che per 120 pesos (due euro) te lo trasformano in una bella targhetta plastificata proprio uguale alla carta di credito. Nell’arte di arrangiarsi i dominicani fanno concorrenza agli italiani.
Comunque, ecco come stanno le cose. Le misure preventive anti-Covid conseguenti alla fine del toque de queda sono state emesse, come annunciato, dal ministero della Salute pubblica e sono entrate in vigore lunedì. Ieri dunque molti si sono alzati dal letto per scoprire che tanto valeva ritornarci, e oggi hanno cominciato a pedalare in salita.
Il nuovo protocollo di prevenzione, o Risoluzione 48, è più libertario rispetto al vecchio “tutti in casa” ma altrettanto funzionale dal punto di vista della copertura: per qualunque contatto con la collettività, obbligo di mostrare il certificato di vaccinazione con almeno due dosi oppure il tampone PCR negativo con non più di sette giorni. Inoltre: sempre mascherina obbligatoria e obbligo di igienizzare le mani oppure controllare la temperatura nei luoghi chiusi.
Come da tradizione caraibica (mañana, si dios quiere) quelli presi in contropiede sono una discreta quantità e il risultato è che la fila fuori dell’ambulatorio è lunga quasi mezzo chilometro, comincia alle cinque del mattino e se va bene si riesce ad andare a casa verso le due del pomeriggio. Se va male, cioè quando le dosi finiscono, ci si riprova domani: altro giro, altra madrugada.

I più imbufaliti sono gli haitiani, che se la sono presa più comoda degli altri per le ragioni più svariate (lavoro con pochi diritti di assentarsi, difficoltà di spendere anche soltanto i pochi centesimi del trasporto pubblico, incapacità organizzativa).
Fatto sta che il Paese è una baraonda. Ma per fortuna, una baraonda tranquilla. Infatti la notizia buona è che a queste latitudini la contrarietà si limita al mugugno e nessuno si sogna di fomentare tafferugli. Il sole picchia a martello, il caldo scioglie le tensioni e nel tuo immaginario non ci sono quasi mai rappresaglie, ma una bella doccia rinfrescante.
