Cesare Battisti è finalmente dietro le sbarre in Italia. Ad “accoglierlo” all’aeroporto di Fiumicino il vice-premier Matteo Salvini e il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Due personalità di spicco del Governo italiano che lanciano un messaggio chiaro: chi sbaglia paga e lo Stato persegue i colpevoli, anche se sono stati lontani dal paese per molti anni.
Il risultato dell’arresto non è un caso, il cambiato clima politico in Brasile con l’elezione di Jair Bolsonaro a presidente, ha costretto l’ex- leader di Proletari Armati per il Comunismo alla fuga in Bolivia, dove è stato catturato dalla polizia locale.
“Congratulazioni e conta sempre su di noi, ministro Salvini” ha twittato Bolsonaro, sottolineando il legame tra il presidente e il leader del Carroccio.
Se c’è una certezza su quali saranno le conseguenze dell’arresto di Cesare Battisti, quella è un rinnovato rapporto tra Italia e Brasile.
La mancata estradizione di Battisti da parte del governo Lula, che lo aveva addirittura adottato come rifugiato politico nel 2009, aveva creato non pochi imbarazzi tra i due Paesi. Non a caso durante tutta la presenza di Giorgio Napolitano al Quirinale, l’ex-capo dello stato non si era mai recato in visita ufficiale in Brasile.
“Non dimentichiamo che Battisti è stato arrestato in Bolivia e di questo dobbiamo ringraziare il Governo boliviano” sottolinea Fabio Porta a colloquio con ItaliaChiamaItalia. L’ex-deputato del Pd della circoscrizione America Meridionale per anni ha sostenuto la necessità dell’estradizione di Battisti.
“Insieme all’allora vice-presidente della Camera, Maurizio Lupi – continua Porta parlando con il nostro giornale – abbiamo svolto una missione parlamentare nel 2009, a dimostrazione che abbiamo avuto in Italia una unità di intenti bipartisan su questa vicenda, ma la sciagurata decisione di Lula non ci ha permesso di ottenere l’estradizione”.
Dello stesso avviso il senatore Nicola Carè: “Credo sia essenziale e giusto – dice raggiunto telefonicamente da Italiachiamaitalia.it – che finalmente le persone che hanno commesso questo tipo di reati nel nostro Paese siano perseguiti e scontino la pena in Italia. Il tempo di Battisti era arrivato”.
Il senatore di Forza Italia Raffaele Fantetti ricorda sul suo profilo Facebook lo sdegno che la decisione di Lula aveva provocato. Lo fa tramite una lettera, già inviata nel 2011 all’Ambasciatore brasiliano in Italia, nella quale evidenziava come la scelta di concedere l’asilo politico a Battisti da parte di Lula avesse di fatto piegato il volere politico a quello giudiziario. Un fatto grave, ricorda Fantetti, che poneva in il Brasile in una posizione lontana dall’Italia.
“Noi applichiamo – scriveva – un principio di autonomia e separazione dei poteri di uno Stato”, infatti “molteplici gradi di giudizio operati dalla magistratura italiana (notoriamente super-autonoma dal Governo) e l’avallo di una mozione approvata dal Parlamento dell’Unione Europea non sarebbero dunque, per questi supremi giudici brasiliani, una condizione ampiamente confortante circa la civiltà del trattamento riservato al pluriomicida Battisti dal sistema statuale italiano”.
Cesare Battisti è stato portato nel carcere di Oristano, in Sardegna, dove sconterà il resto della sua condanna: ergastolo ostativo, ovvero senza possibilità di ottenere alcun tipo di sconti di pena.