Martin Schulz, il ‘kapo’ – come lo defini’ Berlusconi -, e’ il nuovo presidente del Parlamento europeo. A meta’ legislatura, e’ scattato puntuale l’accordo di alternanza tra popolari e socialisti.
Il socialdemocratico tedesco, 56 anni compiuti il 20 dicembre scorso, e’ stato eletto al primo turno con 387 voti, 51 in piu’ del quorum richiesto della maggioranza assoluta, ma anche – secondo le stime – un centinaio in meno rispetto al potenziale bacino Ppe-S&D. I suoi avversari di bandiera, il tory Nirj Deva e la liberaldemocratica Diana Wallis – due britannici – hanno ottenuto rispettivamente 142 e 141 voti. A mancare, in una elezione a scrutinio segreto e cartaceo, sarebbero stati settori dei popolari, parte dei Verdi e i neocomunisti della sinistra unita.
Per l’Eurocamera e’ comunque una svolta, dopo i due anni e mezzo affidati alle diplomatiche e democristiani mani del polacco Jerzy Buzek. Nel discorso di insediamento Schulz ha promesso di dare battaglia al Consiglio ed ai governi. Il Trattato sul fiscal compact, dice, sara’ il primo test per far risalire la china della rappresentativita’ all’unica istituzione elettiva d’Europa. Vuole ridare visibilita’ e sostanza all’Eurocamera: ‘Non e’ possibile che nelle riunioni dell’Eurogruppo vengano invitate le altre istituzioni europee e non il presidente del Parlamento’.
Che sia il momento piu’ critico per le istituzioni europee lo dice chiaramente nel suo discorso d’insediamento: ‘Per la prima volta l’idea di un fallimento dell’Unione europea non e’ un’ipotesi irreale’. Principale alleato sara’ la Commissione europea. Principale arma a suo favore, il fatto di essere l’unico tedesco, ma anche l’unico socialista, con una carica di rilievo nella costruzione europea. Quindi anche l’unico in grado di fare da contraltare – nell’opinione pubblica di Germania – alla cancelliera Angela Merkel.
I dubbi di chi non lo ha votato sono tutti legati agli aspetti caratteriali di un autodidatta della politica, ex libraio, sindaco della sua citta’ il prodotto di una famiglia di minatori con tradizione socialista per parte di padre e di una famiglia borghese con tradizione democristiana per parte di madre. Uno che non ha difficolta’ ad autoriconoscersi come ‘ruvido’, ma che anche gli avversari definiscono ‘fervente europeista’. Lui punta a piu’ welfare, piu’ crescita e piu’ occupazione, senza compromessi con i governi.
‘Io sono quello che sono. Non saro’ docile – promette – I politici vengono accusati di non parlare mai chiaro. Io sara’ il presidente di tutti, ma continuero’ a parlare come ho sempre fatto’. Un modo di fare che lo ha portato a tanti scontri in aula. Quello con Berlusconi nel 2003 lo ha reso celebre. Lui, che in Italia passa le vacanze estive (o nelle valli del Barolo o a Fano) rivendica che ‘quell’insulto’ del Cavaliere non gli ha costruito la carriera politica, peraltro cominciata a 19 anni con l’iscrizione alla Spd. Poi costruita passo con l’elezione a sindaco della citta’ natale di Wurselen a 32 anni e l’approdo al Parlamento europeo nel 1994. Ora l’obiettivo e’ ‘evitare di tornare ai tempio del Congresso di Vienna’, quando erano i governi nazionali a difendere i piccoli interessi. Quelli che hanno portato alle tragedie della prima meta’ del secolo scorso, ‘ai gulag di Stalin’ e ‘all’abominio di Auschwitz’. Dai quali si e’ usciti con l’ideale d’Europa unita. Per la quale Schulz dice di voler ‘combattere’ contro il metodo-Merkozy.
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