Oggi il Corriere della Sera pubblica a pagina 2 le foto di Laura Boldrini e Pietro Grasso al momento dell’elezione alla presidenza di Camera e Senato. Una nomina che dà inizio alla XVII legislatura della Repubblica italiana già definita ‘diversa’ e ‘di rottura’, per molteplici motivi. Uno tra questi è evidente nella fotografia del Corriere di oggi: i neo-presidenti indossano un braccialetto di colore bianco al polso. Boldrini al polso sinistro, Grasso al polso destro, simbolo dell’impegno che hanno preso entrambi contro la corruzione fin dai tempi della campagna elettorale, quando probabilmente non si aspettavano affatto di diventare seconda e terza carica dello Stato.
Ieri i due neopresidenti sono andati a salutare il Capo dello Stato e al termine dell’incontro sono usciti insieme al presidente e alla moglie Clio nella piazza per il cambio della guardia, sorridenti mentre centinaia di persone intonavano l’inno di Mameli suonato dalla fanfara dei Carabinieri.
Intanto dal suo rientro in Senato, Silvio Berlusconi intona minacce all’indirizzo di Bersani e dei “Pentastellati” e bacchetta i suoi perché tornino fra la gente, affermando di essere pronto ad un intervento al giorno, in Parlamento o in piazza, per cambiare una politica che non cambia da 70 anni. Ma senza dire che un terzo di questa lo ha visto assoluto protagonista.
Beppe Grillo nel frattempo è incazzato nero e chiede, via internet come sempre, pubblica confessione e dimissioni dei votanti per Grasso, mentre, la sera prima della votazione, Il Fatto Quotidiano on line riferiva che Casaleggio aveva telefonato ai senatori del M5S riuniti in conclave per proporre la libertà di voto.
Jacopo Fo insiste e dice che il Pd deve fare una proposta che il M5S non può rifiutare: un governo con un premier che sia una persona di grande valore fuori dai partiti, e un programma dettagliato che vada anche al di là dei punti fino ad ora proposti da entrambi gli schieramenti. E aggiunge che ci sono tante piccole leggi che non sono elencate in nessun programma ma che avrebbero un impatto straordinario e immediato sulla nostra economia. Ad esempio adottare per il processo civile la procedura delle cause di lavoro, che è estremamente più rapida e permetterebbe alle aziende che stanno chiudendo, perché non riescono a farsi pagare le fatture, di avere giustizia in tempi rapidi.
Pierluigi Bersani tranquillizza le altre forze politiche e spiega: "Ieri le istituzioni hanno preso una boccata d’aria fresca, tra Paese e istituzioni ora c’è più amicizia". In realtà, il Pd ha scelto una strada solitaria garantita dalla maggioranza alla Camera (dove però con pochi deputati Sel si assicura la presidenza con Boldrini) e strappato il risultato al Senato mettendo in crisi di coscienza i Grillini con il nome di Grasso. Ma la scelta di rinunciare alla nomenklatura sull’onda del nuovismo grillino è una conseguenza della egemonia che i 5 Stelle riescono ormai a esercitare sui Democrats. In nome della responsabilità e del cambiamento, Bersani chiede ancora un appoggio a tutte le forze politiche su crescita economica e moralizzazione della politica.
Ieri sera a In Onda, Ferrara e Bianca Berlinguer erano in vivo disaccordo su tutto, ma su una cosa concordavano (con gli altri giornalisti): Napolitano darà il mandato a Bersani perché deve, ma gli intimerà di restituirlo se, nel giro delle consultazioni, non troverà una larga intesa.
La ventata di novità portata in Parlamento dalle ultime elezioni ha iniziato a dare i suoi frutti. Di semplicità. Laura Boldrini ha scelto di lasciare nel parcheggio della Camera l’auto blu ed è salita al Quirinale a piedi con una scorta minima. Pietro Grasso non ha rinunciato, nonostante sia la sua prima uscita ufficiale da seconda carica dello Stato, a partecipare e intervenire a un convegno sull’emergenza sicurezza a Roma programmato da tempo. Ma tutto questo non è che un venticello che non può smuovere da solo la mefitica atmosfera accumulatasi nel tempo dentro agli stanzoni della politica.
Ancora adesso, dopo una elezione di fuoco ed improduttiva, le regole che assicurano la società democratica sono messe a dura prova, con da una parte Grillo con le sue offese, la sua volgare violenza, le parole di fuoco contro tutto e tutti, dall’altra il famoso centro, quello dell’innovatore Monti che nell’arco di qualche mese ha preso i peggiori vizi della vecchia politica; tanto da candidarsi alla presidenza del Senato ignorando che così avrebbe creato un ingorgo istituzionale degno di miglior causa.
Ostinatamente i partiti non hanno voluto cambiare legge elettorale, l’odiato Porcellum. Ma ancora di più ne hanno voluto forzare i cardini, portando così a quattro i blocchi presenti in aula. Il risultato è che nemmeno dopo l’avvilente naufragio della governabilità, il 25 febbraio, adesso si vogliono leggere con coraggio e rigore i numeri per trarne le doverose deduzioni. Così, l’orizzonte del necessario governo per il Paese è assolutamente incerto ed esposto ai pericoli di una vita breve, se non brevissima.
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