Il Parlamento italiano ha fatto molto, nella legislatura in corso, per ‘realizzare robusti interventi abrogativi’ di norme desuete o inapplicabili; tuttavia non e’ ancora sufficientemente rispettata una legge del 2009 che obbliga Camera e Senato ad indicare espressamente che cosa una ‘novella legislativa’ abroga, modifica o sostituisce. E’ questa la constatazione fatta dal comitato per la legislazione, un organismo di Montecitorio composto da 10 deputati di nomina esclusiva del presidente della Camera. Si tratta di un organismo istituito per controllare che nelle leggi in via di approvazione ci siano i requisiti di ‘omogeneità, semplicità e chiarezza’. In un rapporto presentato oggi il ‘parlamentino’ dei 10 saggi (la presidenza viene tenuta a turno), fa un bilancio dei progressi fatti per rendere piu’ comprensibili norme non sempre lapalissiane perfino per gli avvocati.
‘Negli ultimi anni – si legge nel rapporto del comitato – si e’ dilatata la tendenza volta a realizzare robusti interventi abrogativi’. In particolare con una legge del dicembre 2009 sono stati spazzati via oltre 28.000 atti normativi teoricamente ancora vigenti anche se emanati tra l’unita’ d’Italia e il 1947. Con una legge del 2012 sono stati abrogati altri 297 atti di varia natura che hanno alleggerito il compito interpretativo di giudici e avvocati. Il comitato lamenta pero’ una disattenzione del legislatore che anche in tempi recenti ha continuato a praticare spesso la ‘formula dell’abrogazione innominata’. In pratica, deputati e senatori quando licenziano una nuova legge troppo spesso si limitano ad avvertire che tutte le norme incompatibili con l’ultima adottata sono da considerare abrogate.
Discussione su questo articolo