Sul tavolo del centro-destra c’è una nuova variabile: Stefano Parisi. Scende in campo con un padre nobile (Silvio Berlusconi) ma dal quale per crescere dovrà in qualche modo smarcarsi per brillare di luce propria, ha davanti un parterre agguerrito di potenziali avversari interni che già pregustano l’agguato, ma potendo diventare una preziosa ancora di salvezza per un vascello senza bussola.
Parisi, soprattutto, ripropone con forza il dilemma di sempre: per tornare a vincere il centro-destra deve aggregarsi intorno ad un leader visibile e di rottura (Salvini o Meloni) oppure intorno ad un grigio e sobrio post-democristiano come lui? La risposta verrà anche da come l’Italia uscirà dal referendum, ma soprattutto dal testo del nuovo “Italicum” eventualmente rivisto e corretto, nell’attuale incertezza se il premio di maggioranza andrà a più liste di coalizione o ad un unico “listone” dalle anime controverse.
Certo che in “articulo mortis” (politica!) Berlusconi ha estratto dal cilindro una figura interessante. Parisi ha esperienza politico-amministrativa, si presenta bene, fa e farà il filo elettorale anche a quella sinistra-chic che (finalmente!) comincia a vedere in Renzi un eccessivo “cacciaballe” e trasformista. Per contro è una evidente antitesi a Salvini sia nelle scelte strategiche che nei toni, nei contenuti come nell’immagine: sarà difficile che i due trovino insieme una sintesi.
Fossero Roberto Maroni o Zaia i leader della Lega le cose sarebbero più semplici, come se Toti fosse stato il prescelto di Arcore, ma così la partita è più difficile; eppure – se in qualche modo non ci sarà accordo – non ci sarà neppure centro-destra.
La piattaforma programmatica di Parisi appare credibile e seria, non raffazzonata, una sorta di anima democristiana moderata ma riformista che in fondo resta maggioranza nel Paese e che Renzi aveva intercettato bene – almeno all’inizio – sull’altro versante. Certo il personaggio sembra una declinazione del grigio e non scalda i cuori, non fa sognare. (…)
Dopo un po’ di rodaggio per arrivare ad una eventuale investitura vera e legittimata, Parisi dovrà anche superare il nodo essenziale di potenziali elezioni primarie di coalizione che sarebbero una rivoluzione per un centro destra da sempre verticistico, ma anche un indubbio segno di maturità e serietà politica. Forse l’obiettivo di Parisi a medio termine dovrebbe essere quindi, soprattutto, quello di farsi conoscere a livello nazionale puntando contemporaneamente a scaldare i cuori di tutto il centro-destra, oltre che a stimolarne il cervello.
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