Aspetta i fedeli all’uscita della chiesa, sul sagrato, e li saluta uno a uno, come un buon parroco di campagna che vuole conoscere tutte le sue pecorelle. Stringe le mani di ciascuno, accompagnando il gesto con il sorriso e lo sguardo affettuoso, accarezza i bambini, benedice le mamme. E poi si avvicina alle transenne, dove la folla è assiepata, e ancora saluta, sorride, ringrazia. Papa Francesco è così, e le immagini trasmesse dalle tv di tutto il mondo documentano la novità di un Papa che si muove tra la gente cercando il contatto, l’abbraccio, la condivisione. Torna alla memoria il "Papa buono", Giovanni XXIII, amato per la semplicità dei suoi gesti e delle sue parole, ma il confronto è azzardato, per la diversità evidente della storia personale e religiosa, della geografia politica, dei tempi e delle aspettative.
Papa Francesco risponde al bisogno dell’uomo di oggi, di tornare a credere e sperare in una Chiesa più vicina, accogliente e misericordiosa, con chi ha il dono della fede, ma anche con chi non ce l’ha, con chi è debole e confuso, con chi chiede aiuto e con chi non ha voce per farlo.
I potenti del mondo arriveranno domani, martedì 19 marzo, ad omaggiarlo e ad inchinarsi al suo cospetto; a loro Papa Francesco rivolgerà parole importanti per le sorti dell’umanità. E ci aspettiamo che l’impronta innovatrice di questo pontificato segni il percorso e il traguardo di una Chiesa che si e’ liberata dagli orpelli come il poverello di Assisi, ma che come lui può vincere le battaglie più difficili con le armi della carità e della persuasione.
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