"Non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro, ma signori" e "invece sappiamo che ci sono milioni di donne e addirittura bambini schiavi del lavoro; questo e’ contro Dio e contro la dignita’ umana". Lo ha detto il Papa nella udienza generale, dedicata alla dimensione della festa.
"In questo tempo di consumismo – ha aggiunto il papa – ci sono gli schiavi del lavoro, e l’ossessione dello sviluppo e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio i ritmi umani della vita, perche’ la vita ha i suoi ritmi umani". "Il tempo del riposo, soprattutto domenicale – ha argomentato il Pontefice – e’ destinato a noi perche’ possiamo godere di cio’ che non si compra e non si vende".
"La famiglia – ha detto il Papa in udienza generale – ha una competenza straordinaria per capire, indirizzare, valorizzare, l’autentico valore della festa, ma come sono belle le feste in famiglia". "Non e’ un caso – ha commentato – se le feste in cui c’e’ posto per tutta la famiglia sono quelle che riescono meglio", "meglio delle fatiche che ci costano", "come un capolavoro di semplicita’ bello perche’ non finto".
"La festa – ha detto in un passaggio precedente – non e’ la pigrizia di starsene in poltrona o l’ebbrezza di una sciocca evasione, ma anzitutto uno sguardo amorevole e grato sul lavoro ben fatto", dove lavoro "non e’ solo nel senso del mestiere o della professione", ma "in senso ampio, ogni azione con cui noi uomini e donne possiamo collaborare all’opera creatrice di Dio". "La festa – ha spiegato il Pontefice – e’ il tempo per guardare i figli e i nipoti che stanno crescendo, la nostra casa, gli amici, la comunita’ che ci circonda, e pensare ‘è cosa buona’, Dio – ha aggiunto – ha fatto cosi’ e continuamente fa cosi’".
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