Paolo Liguori, direttore di TgCom24, parlando a Radio Cusano Campus sul rapporto stampa-potere ha detto: “Stampa e potere è un binomio indissolubile, fisiologico. La stampa nasce dal potere al contatto col potere. D’altra parte, se il potere se non avesse un rapporto dialettico con la comunicazione sarebbe un potere assoluto”.
“Il potere non è un concetto negativo, se non ci fosse un potere non ci sarebbe un’organizzazione delle cose, non ci sarebbe neanche giustizia sociale se non ci fosse un potere. Che tipo di potere si deve instaurare lo decidono i cittadini votando. La stampa dovrebbe rendersi conto con una presa di coscienza che il suo rapporto col potere è fisiologica. Se un giornalista dice: io non ho nulla a che fare col potere, io gli rispondo: tu non hai nulla a che fare col tuo mestiere allora. Siccome il giornalista deve avere a che fare col potere tutti i giorni, deve attrezzarsi per capirlo, criticarlo, passarlo al vaglio, far capire ai cittadini che cosa sta facendo questo potere, se sta facendo cose giuste o sbagliate. Noi dobbiamo raccontare i fatti e dare anche una visione critica”.
“Oggi il potere non è sufficientemente maturo per gestire il suo rapporto con la stampa. Quello di oggi è un potere immaturo, fragile, che non si rende nemmeno conto di essere un potere e parla come se non lo fosse. Basti pensare a Di Maio che parla della manina da Vespa e dice che andrà a fare una denuncia in Procura, una cosa agghiacciante. In quel momento ho capito che Di Maio non aveva la coscienza di sé. Lui è al vertice di uno dei poteri dello Stato, è vicepremier, non è un cittadino qualunque. Oggi il potere si irrita per quello che legge sui giornali perché non ha coscienza di sé, è un potere fragile”.
Sull’attacco del M5S ai giornalisti. “E’ grave dire che i giornalisti sono puttane, ma non per i giornalisti, bensì per l’uso dispregiativo della parola puttana. Fare il titolo ‘patata bollente’ è una cosa volgare, accusare la Raggi di una cosa che non ha fatto è una cosa sbagliata, ma sono pur sempre iniziative private. Quello che invece hanno fatto loro viene da persone che hanno una responsabilità pubblica e non si rendono conto di averla. Anche Salvini da ministro dell’interno parla come se fosse uno al bar, ma lui è molto più furbo e lo sa, sa che esagerando in questo modo guadagna i consensi degli esagerati. Mentre a Di Maio e Di Battista quelle parole gli sono scappate perché hanno un buco culturale. Io non ho problemi a dire che il giornalista è anche una prostituta, ma per me non è un insulto, per questo ieri ho indossato il boa”.
Sulla lista di Di Battista dei giornalisti liberi. “Io non ci sono? Pazienza. Io sono libero anche da Di Battista, immaginate che piacere mi faccia. Se Di Battista fosse così libero con Casaleggio come sono stati liberi alcuni giornalisti Mediaset con Berlusconi in campo, gli stringerei volentieri la mano. Ma il problema è che mentre accusa i giornalisti Mediaset, a lui non ho mai sentito fare un appunto a Casaleggio sulle numerose gaffe in cui è caduto proprio nei confronti della libertà di stampa”.
Riguardo i pregiudizi su Mediaset. “A Mediaset c’è gente che fa il lavoro come gli altri. L’editore non c’entra, c’entra solo quando ti assume e quando ti licenzia perché i poteri dei direttori delle testate sono poteri assoluti. Il pregiudizio che qualcuno ha contro Mediaset fa parte di una subcultura statalista e siccome Mediaset è un’azienda privata che ha rivoluzionato il mondo del giornalismo televisivo, questa rivoluzione, come tutte, è piaciuta a qualcuno e non è piaciuta a qualcun altro”.