"Si profila uno scandalo finanziario internazionale. Il più grande scandalo finanziario della storia recente". Con queste parole l’Osservatore Romano, quotidiano del Vaticano, commenta gli sviluppi del caso ‘Panama Papers’. Cosa sta succedendo? Milioni di documenti riservati sono finiti in mano a un pool di media internazionali e la vicenda scuote i palazzi del potere da un angolo all’altro del globo: da Mosca a Londra, dalla sterminata Pechino alla piccola Reykjavik, dall’Argentina al Vaticano.
E’ il giorno delle smentite e delle reazioni, ma anche di nuove accuse e sospetti nei confronti di leader, vip e faccendieri coinvolti direttamente o indirettamente – secondo le carte dello scandalo – in un giro mirabolante di miliardi di dollari dirottati sotto traccia verso le inespugnabili casseforti dei paradisi fiscali. In alcuni Paesi – Panama, ma anche Australia e India – scattano gia’ le prime indagini formali.
Tutti smentiscono, negano, si arrampicano sugli specchi. Ma intanto i nomi che rimbalzano sui media si moltiplicano di ora in ora: sono quelli di uomini di Stato, di protagonisti dello sport miliardario, di imprenditori, di bancarottieri, di stelle dello show business. C’è il nome di Putin, di Cameron, del calciatore Messi e di famosi attori di Hollywood.
Anche in Italia piovono smentite a raffica (fra le altre quella di Luca Cordero di Montezemolo). Ma l’Agenzia delle Entrate starebbe in queste ore elaborando le strategie e attivando i contatti internazionali per ottenere la documentazione relativa ai contribuenti italiani coinvolti, per poi attivare con rapidita’ le relative indagini.
Si grida allo scandalo ma in realtà verrebbe da chiedersi cosa ci sia da stupirsi tanto. E’ almeno dagli anni Cinquanta che Panama è considerato dagli esperti il paradiso fiscale più antico e meglio organizzato fuori d’Europa. E’ sicuramente la base di numerose compagnie di facciata ( oltre 2500 alla fine del 2015) a nome di stranieri che non hanno mai messo piede nel paese. Stupisce, allora, che ci si stupisca, ancora oggi, del fatto che importanti leader politici, miliardari, industriali, osannati campioni di calcio, abbiano messo nei forzieri panamensi ingenti quantità di denaro.
La verità è che ormai con internet anche i segreti più segreti non sono più al sicuro. Secondo Maurizio Mensi, avvocato e professore ordinario di Diritto dell’economia alla Sna, la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, docente di Diritto dell’informazione e della comunicazione alla Luiss di Roma e autore del recente "Il diritto del web", il caso Panama "dimostra che la divulgazione dei dati on-line è inarrestabile" e "anche in questa situazione emerge come nulla sia ormai veramente al sicuro e protetto da occhi indiscreti”.
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