Trema il mondo degli affari, della politica, dello sport, dello showbiz. I ricchi del pianeta usavano Panama come propria cassaforte. Il caso Panama Papers è forse il maggior scandalo finanziario di tutti i tempi. Che ha già le sue vittime illustri. In Islanda cade il premier Sigmundur Gunnlaugsson, pesantemente coinvolto, costretto a lasciare al secondo giorno di protesta delle piazze. A Londra David Cameron non dorme sonni tranquilli, i laburisti chiedono un’inchiesta sul primo ministro, che si difende dicendo di non avere conti offshore ma non convince. In Francia spunta il tesoro dei Le Pen, Jean-Marie avrebbe accumulato lingotti intestando tutto al maggiordomo.
E in Italia? L’Agenzia delle Entrate è già a caccia dei nomi italiani e ha sguinzagliato i propri segugi internazionali. Sembra siano circa 800 gli italiani fino ad ora coinvolti. Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia, intervistato dal Corriere della Sera: “Tra gli ottocento italiani con i conti a Panama ci sarà pure qualche contribuente onesto, ma non ci vuole molto per capire che la maggior parte di loro sono evasori. E se non hanno sfruttato la finestra per l’emersione dei capitali all’estero, appena chiusa, li attende un periodo di giusta e profonda tribolazione”. Di fatto, precisa il viceministro, i nomi presenti "non sono prove, ma elementi da cui partire per fare accertamenti".
GLI ITALIANI Per ora gli italiani citati dalle notizie di stampa come clienti dello studio Mossack-Fonseca, si smarcano. Ambienti vicini al presidente di Alitalia fanno sapere che nè "Luca Cordero di Montezemolo, nè la sua famiglia possiedono alcuna società offshore". Altro nome trapelato è quello dell’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli, per una società, la Baker Street, registrata nelle isole Seychelles. Ma la Baker Street, si difende Trulli, "è una società assolutamente dichiarata. Io sono cittadino italiano, residente all’estero da 18 anni, certificato perchè ho già subito un accertamento del fisco italiano. Ho dichiarato questa società con cui faccio sviluppo immobiliare e nient’altro”. Altri due nomi italiani della lista Panama Papers, Ubi Banca e Unicredit, si erano chiamate fuori dallo scandalo. L’associazione azionisti Ubi-Banca e l’Adusbef annunciano però esposti contro Ubi Banca alle procure di Milano, Bergamo e Roma.
Nelle ultime ore spunta anche il nome dell’attuale numero uno del calcio mondiale, il presidente della Fifa Gianni Infantino, tra quelli presenti nei documenti del caso Panama Papers. Ma non si e’ fatta attendere la personale replica dello stesso Infantino, attraverso un comunicato della Fifa. "Sono costernato e non accetto che la mia integrita’ venga messa in dubbio da alcuni media, tanto piu’ che la Uefa ha gia’ rivelato in dettaglio tutti i fatti riguardanti questi contratti".
E interessa anche le procure d’Italia lo scandalo Panama Papers. I magistrati di Milano stanno studiando come accedere ai nomi dei ‘Paperoni’ di tutto il mondo che avrebbero nascosto ingenti tesori nel paradiso fiscale. Come quello di Giuseppe Donaldo Nicosia, coinvolto in un procedimento per frode fiscale e bancarotta con Marcello Dell’Utri.
CICLONE SU CASA LE PEN A Parigi il ciclone panamense si e’ abbattuto su casa Le Pen. Sul "cerchio magico" dei piu’ stretti collaboratori di Marine, la presidente, da alcuni mesi stranamente silenziosa. E su Jean-Marie, il padre, fondatore e ora espulso, che avrebbe accumulato un tesoro nei Caraibi: banconote, lingotti, monete d’oro. Il prestanome, come l’assassino dei gialli, e’ il maggiordomo. Anzi ex tuttofare di Jean-Marie e della moglie Jany, tale Gerald Gerin. L’anziano ex leader ci ride su, ridicolizza come suo costume le carte che lo chiamano in causa ("Panama…coso", poi addirittura "Panama Pampers") e giura che si tratta di una manovra contro di lui. Piu’ sofisticata, come spiega Le Monde, il quotidiano francese parte del Consorzio indagatore, la manovra di Marine: il denaro viaggiava fra Hong Kong, Singapore, le Isole Vergini e Panama.
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