L’esplosivo era in una custodia per cd e, se innescato, avrebbe potuto far male. Un nuovo pacco bomba, del tutto simile a quello recapitato ieri alla Stampa di Torino, e’ stato ricevuto da una agenzia investigativa di Brescia. Anche in questo caso nessuna rivendicazione, benche’ il tipo di ordigno e il modus operandi attribuiscano ai due episodi la matrice anarco-insurrezionalista. Gli investigatori non escludono, pero’, nessuna ipotesi. E intanto la Procura di Torino ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizzando il reato di porto e detenzione di esplosivo.
Il giorno dopo l’allarme alla Stampa, gli artificieri passano la bomba al microscopio per trovare una traccia che aiuti le forze dell’ordine a individuare gli autori del gesto. Secondo i primi accertamenti a evitare l’esplosione sarebbe stato lo spostamento della molletta d’innesco, forse provocata da un peso sovrapposto. Qualche millimetro piu’ in la’ e gli oltre quaranta grammi di esplosivo da cava contenuti all’interno avrebbero provocato gravi ferite al fattorino del quotidiano che l’ha maneggiata.
Stesse conseguenze avrebbero potuto avere la busta, che aveva come mittente una ditta di Livorno, recapitata alla Europol di Brescia, anche se la quantita’ di polvere pirica – 20 grammi – era di molto inferiore. Come nel caso di Torino, si trovava all’ interno di una custodia per cd. L’innesco era stato realizzato con una pila da 9 volts, fili di collegamento e una molletta per dare contatto. Un ‘errore’, per il padre della titolare dell’ agenzia, Fosco Pesaresi: ‘Forse era destinata a qualche azienda che si chiama Europol – sostiene – oppure all’organismo di polizia europea’.
In ogni caso, carabinieri e polizia, anche se i destinatari dei due plichi sono decisamente diversi tra loro, propendono per l’ipotesi di un’unica mano e attribuiscono il gesto dimostrativo, appunto, agli ambienti anarco-insurrezionalisti.
Gli episodi, per quanto diversi, rappresentano comunque ‘segnali inquietanti’, per dirla come il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di ‘un clima da dopoguerra’ nel Paese. Ferma condanna arriva anche dal Rappresentante OSCE per la liberta’ dei mezzi di informazione, Dunja Mijatovic che, a proposito del plico recapitato al quotidiano torinese, ricorda come ‘tutte le minacce ai media rappresentino una minaccia diretta alla liberta’ di informazione’.
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