Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha deciso di sospendere le norme che vietano la residenza ai richiedenti asilo contenute nel “decreto sicurezza” tanto caro a Matteo Salvini. “E’ disumano – ha spiegato il primo cittadino – perche’ eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed e’ criminogeno perche’ siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori, che al compimento del 18esimo anno non potranno stare più sul territorio nazionale”.
Salvini su Facebook ha richiamato lo stesso Orlando per la “disobbedienza”: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati”, scrive il ministro dell’Interno.
Orlando non ci sta: “Il nostro non e’ un atto di disobbedienza civile ne’ di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese”.
Intanto il dibattito, anche a livello locale, è accesissimo. Davide Faragone, senatore del Pd e segretario siciliano del partito, rivolgendosi al vicepremier leghista assicura: “Caro Salvini, non ti consentiremo di fare il tuo macabro spot, la tua squallida campagna elettorale sulla pelle degli immigrati. Il Pd Sicilia sta con il sindaco Leoluca Orlando. Palermo e’ una citta’ culturalmente accogliente, non diventera’ certo razzista per decreto”.
Si fa sentire a questo punto anche il Carroccio, con il capogruppo della Lega al consiglio comunale di Palermo, Igor Gelarda, responsabile siciliano degli Enti locali per il partito guidato da Salvini: “Gravissimo l’atteggiamento di Orlando – commenta – che invita a non rispettare la legge, spacciando il suo atteggiamento come filantropico. Ci sembra assurdo che un sindaco di una città si sia messo in testa di fare giurisprudenza”.
“Ormai – prosegue Gelarda – siamo al delirio di onnipotenza da parte del sindaco Orlando che ha deciso di manifestare questa sua forma di disobbedienza civile solo per ottenere un po’ di clamore mediatico. C’e’ una norma, c’e’ una legge e va applicata”. Di certo non finisce qui.