Intervistato da Repubblica, il guardasigilli Andrea Orlando spiega di non credere nella necessità di una "grande riforma" della giustizia, quanto a quella di "diversi interventi strutturali. Ma è impossibile metterli in campo se prima non si rimuovono alcuni macigni rappresentati dalle emergenze che segnano pesantemente il servizio giustizia. Per affrontare le riforme bisogna innanzitutto sgomberare il campo dalle macerie determinate dal conflitto permanente sulla giustizia stessa e dalla rimozione di alcuni temi che considero assolutamente cruciali e di cui invece si è parlato pochissimo. La vera sfida è ripristinare l’efficienza dell’organizzazione giudiziaria. Questo sì sarebbe rivoluzionario". "Parlo delle emergenze esplosive che mi sono ritrovato sul tavolo e che bisogna affrontare subito, a cominciare dal carcere, dove non solo l’Italia rischia una pesante condanna Ue, ma soprattutto continua a non attuare l’articolo 27 della Costituzione che certifica la pena come rieducazione".
Voto di scambio: "Il Parlamento – dice Orlando – ha trovato un accordo per recepire alcune osservazioni venute da più parti al testo del Senato e per far sì che le modifiche non compromettano la sua entrata in vigore prima della prossima campagna elettorale". Alla fine si farà un decreto? "Spero che non ce ne sia la necessità. Il governo comunque ritiene fondamentale la tempestiva entrata in vigore della norma". Caso Berlusconi: "Non vedo nessuna relazione tra l’azione che governo e Parlamento devono svolgere sulla giustizia in questo momento" e l’incontro tra l’ex premier e il Capo dello Stato. Per Orlando tra le priorità va invece annoverato "Un intervento per rafforzare gli strumenti di contrasto alle mafie". Inoltre, il ministro annuncia l’intenzione dei proporre "una riforma organica, ma prima ancora un intervento su ciò che precede e segue il processo civile stesso. Offriremo al cittadino soluzioni che gli eviteranno di ricorrere al giudice per risolvere le controversie. Una svolta sarà quella dell’esecuzione delle decisioni del giudice in cui saranno eliminati i tempi morti".
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