Amici,
torno a scrivervi dopo diversi giorni dal voto di ballottaggio per il Sindaco di Roma Capitale. Un ballottaggio significativo, che ha visto la vittoria di Marino, votato da pochi intimi vista l’affluenza, e una debacle per il centrodestra. Una sconfitta dura, che impone l’obbligo di un’attenta riflessione su questo fallimento. Innanzitutto, come avevamo più volte detto, probabilmente Alemanno non era il candidato giusto e serviva una riflessione già a settembre scorso quando avevo chiesto con determinazione le primarie. E’ comunque il momento di rimanere uniti ma prima ancora serve, appunto, un’analisi severa e responsabile. Non dobbiamo infatti dimenticare come il centrodestra romano è responsabile di aver fatto diventare Sindaco il peggior candidato che la sinistra poteva esprimere. Ci dobbiamo chiedere perché la destra quando governa non riesce mai ad ottenere un secondo mandato. Perché le strutture e la scelta delle persone restano schiave delle correnti, perché siamo allergici alle primarie, perché da noi non decolla un concreto principio meritocratico, perché non sappiamo comunicare né valorizzare il territorio, perché dobbiamo dipendere sempre da Berlusconi e non dalle nostre strutture locali e dal nostro modo di servire la cittadinanza.
Accanto alla sconfitta rimane il dato forse ancora più cocente dell’astensione dal voto. L’allontanamento dalla politica e il rifiuto della partecipazione sono la febbre della democrazia, il segnale di un pericolo che non è da sottovalutare, un messaggio estremo e chiaro di un’indifferenza al vecchio, mediocre modo di fare politica. Appare evidente come questa sia l’occasione per ricostruire, con energie nuove, un movimento popolare innovativo, dinamico e moderno, ma ancorato a solidi valori non negoziabili affinchè tanti cittadini, disorientati, possano trovare dei riferimenti credibili e il centrodestra torni in mezzo ai problemi della gente sostenuto dalle migliori risorse della società civile.
Una ricostruzione che deve necessariamente interessare l’intero panorama della destra, quella stessa destra che da terzo partito del Paese, con circa il 12% dei consensi e con una squadra di ben 157 tra deputati e senatori nel 1994, con un’interrotta parabola discendente, ha toccato i minimi storici. Ciò che resta della vecchia AN sono oggi una manciata tra deputati e senatori, e a livello locale le amministrazioni di Ascoli e Pescara che certo non sono Roma e Milano.
Il mondo della destra e il patrimonio culturale ed identitario che rappresenta, oggi spacchettato in troppi partiti e movimenti, è chiamato ad una grande riflessione. Guardare al passato e agli errori commessi. Ma guardare anche al futuro, alle seconde linee, tuttavia senza alcuna discriminante anagrafica, per scongiurare il pericolo che a comandare siano un domani ancora quei colonnelli che hanno portato alla disgregazione di questo patrimonio per mero “opportunismo” o “poltronismo” .
Furono quattro amici al bar capitanati da Gianfranco Fini a decidere la liquidazione di Alleanza Nazionale nel contenitore del Pdl. Di certo tra questi non ci fu Francesco Storace, segretario de La Destra. Oggi, oltre a veder la necessità di veder rottamati quei quattro amici, non vorremmo però assistere a una nuova scottante fusione a freddo. Serve una costituente che sappia coinvolgere l’intero popolo della destra alla ricerca di una casa che sia accogliente e fondata su strutture culturali, politiche, organizzative e valoriali solide.
Già lo scorso 21 giugno abbiamo organizzato, insieme ad Antonio Buonfiglio e Fabio Torriero, una conferenza dal titolo “Ri-Fondazione AN o Rottamazione? Riflessione sulla destra che tornerà” proprio per contribuire alla definizione del futuro della destra, ma anche per sottolineare che, pur non volendo escludere, risulta quanto mai necessario ripartire dalla valorizzazione delle seconde linee della destra, senza alcuna discriminante anagrafica, ma con un progetto chiaro dai valori non negoziabili. E allora se occorre rifondare una nuova AN, occorre anche proporre una nuova classe dirigente che sappia emozionare la nostra gente e non un mero atto estetico fatto per piacersi. Nei prossimi giorni seguiranno altre iniziative che ci vedranno protagonisti e vorrei che al mio fianco ci fosse anche la vostra voglia di partecipare e di essere in prima linea in un grande progetto di ricostruzione della grande destra di cui anche l’Italia stessa ha bisogno.
*capogruppo de La Destra in Regione Lazio
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