Il direttore degli Uffizi ha paragonato Chiara Ferragni alla Venere del Botticelli. Un’operazione intelligente, e un paragone centrato. Il problema è un altro, più profondo.
La difficoltà di una parte dell’Italia di fare un salto intellettuale che il resto del mondo ha fatto, cioè rompere la barriera tra l’alta cultura e il popolo, reinterpretando il passato in base allo spirito dei tempi. Gli Stati Uniti questa cosa l’hanno fatta da sempre, è la loro ragione di essere.
Nel famoso cartone Fantasia del 1940 Topolino interpretava i classici della musica classica, e incontrava e stringeva la mano al maestro Stokowski sancendo il superamento definitivo della divisione tra alta e bassa cultura.
Non solo, rese familiari al grande pubblico tantissime sinfonie che rischiavano d’andare perdute. Quest’operazione è in corso continuamente, i musei a New York organizzano serate tecno, come il MoMa Ps1 d’estate (ci vado sempre). In Venezuela i teatri di musica classica sono pieni di ragazzi dei settori più poveri, grazie al metodo del maestro Abreu per cui la musica classica è diventata patrimonio del popolo e non d’elite.
In Italia c’è questa sensazione che l’alta cultura debba essere arroccata dentro una fortezza e debba difendersi dalle insidie del mondo contemporaneo, superficiale per definizione, un’idea che mitizza troppo il passato a scapito del presente dove le cose accadono, e rischia di far annegare nell’oblio e nell’incomprensione tutto il patrimonio culturale dell’Italia.
Il direttore degli Uffizi ha fatto un’operazione intelligente, perché usando il vettore Chiara Ferragni ha costretto gente interessata solo ai trucchi, magari, a fare i conti con l’esistenza del Rinascimento (non è scontato che lo sappiano), e con le ragioni per cui la Venere del Botticelli avesse quelle sembianze lì. Un’operazione del genere oltre a non avere nessuna controindicazione (se non nella mente di chi crede che il presente sia il demonio) può solo riattivare curiosità e conoscenze in migliaia di persone.
Magari qualcuno inizierà ad appassionarsi all’arte rinascimentale.
I riferimenti culturali non sono un dato eterno, c’è una competizione tra nazioni per imporre nell’immaginario il proprio patrimonio storico, e se non vuoi ritrovarti le università che cancellano i corsi sul Rinascimento (cosa accaduta) devi trovarti a giocare sul terreno della conoscenza con gli strumenti del presente, perché non vivi eternamente di rendita.