La carica dei 101. Questa dei produttori di vino. Le 101 icone del vino italiano che partecipano a OperaWine, la grande degustazione in programma sabato 6 aprile a Verona. L’anteprima del prestigioso Vinitaly, che comincerà il giorno successivo. Si beve con l’Italia che vince. Quel pezzo di Paese che sa come combattere la crisi e come imporre la propria qualità e le proprie eccellenze al mondo intero. Al Vinitaly, dal 7 al 10 aprile, sono attesi 4.225 espositori. Ovvero il numero delle aziende presenti al salone del vino di Verona; 128 sono estere. I visitatori furono 140.000 l’anno scorso; gli stranieri il 35%. L’Italia del vino non è stanca di vincere. Questa di Verona è considerata la più grande fiera d’Europa e forse del mondo. E i 101 produttori che daranno vita a OperaWine, la degustazione show che fa da prologo all’esposizione, sono ritenuti all’estero delle autentiche star. Come tali sfileranno sabato su un’ideale passerella. La selezione dei 101 è stata attribuita alla rivista americana The Wine Spetactor. Un’elegante, qualificata, prestigiosa maniera per radunare i miti del vino italiano. L’azienda del Marchese Incisa della Rocchetta creatore con il suo Sassicaia di un modello di Supertuscan. Angela Gaja e l’emiliano Giacomo Bologna, conosciuto come il Braida: i suoi figli, Raffaele e Beppe, fanno rivivere il Bricco dell’Uccellone e una stupenda interpretazione di Barbera Montebruna. Ferrari, il brut più celebrato al mondo, Librandi, leader dei produttori calabresi, anche lui passato da qualche anno alle bollicine, e i veronesi Masi e Tedeschi con l’Amarone. La Sicilia con Planete e Donnafugata, i vini del sole, e il famoso sardo Argiolas, con il Turriga. La rarità è rappresentata dalla possibilità di assaggi dei vini della Tenuta dell’Ornellaia, conosciuti all’estero meglio che in Italia. Poi, i Sodi di San Nicolò della Castellara di Castellina in Chianta, i Velenosi della Marche, i Masciarelli d’Abruzzo, i vini di Aldo Conterno e di Giuseppe
Mascarella, produttore di un Barolo ai vertici delle classifiche.
Le regioni italiane più importanti sono rappresentate alla grande, Trentaquattro cantine toscane, 17 piemontesi, 12 venete. In crescita anche Trentino Alto Adige (6), Sicilia Campania con 5. Nessuna regione è state esclusa, nemmeno Valle d’Aosta, Liguria, Basilicata, Molise, presenti tutte con almeno un produttore. Ognuno è libero di portare a Verona il vino che ritiene più rappresentativo. L’intento primario di “Opera Wine” è di valorizzare le caratteristiche distintive dei vini italiani. E offrire agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscerli e apprezzarli. Anche attraverso l’incontro con produttori e prodotti nel loro Paese d’origine. Come dire, sappiamo di essere i migliori e vogliamo dimostrarlo a voi che venite da lontano.
Qualificata anche la rappresentazione straniera. A Vinitaly c’è tutto il mondo, come sempre. A cominciare dalla Cina. L’Italia annuncia alcune intriganti new entry. Sette in tutto: Cecchi, Le Macchiaole e il Poggione, toscane; le venete Cesari e Villa Sandi; la piemontese Marchsi di Barolo e Terre degli Svevi, lucana.
La carica dei 101 del vino italiano al Palazzo della Gran Guardia. Un segno di abbondanza. L’Italia muove le sue icone, mette in campo la nazionale dei produttori. Presenti le famiglie storiche: Antinori, Frescobaldi, Bindi, Gaja, Santi. “The Wine Spectator” ha escluso dalla nazionale italiane alcune aziende presenti nella scorsa edizione di Vinitaly: Bertani, Le Pupille, Gancia, Carpenè Malvolti, Cavit, Ciccio Zaccagnini, Sella & Mosca.
Gli appassionati pagheranno 150 euro a cranio per partecipare alla grande degustazione. Gli appassionati degustatori di “Opera Wine” saranno guidati da tre esperti di fama mondiale. I sommelier Terry Xu, cinese, l’inglese Robert Joseph e l’italiano Luca Gardini. Autentiche celebrità. La selezione è accurata e intelligente, avendo tenuto conto dei territori, delle personalità e dei prodotti nel vasto panorama ecologico italiano. Vinitaly è indicato e valutato come il momento più importante e illuminante del vino italiano nel mondo. I dati elaborati da Istat dicono che l’Italia ha chiuso il 2012 con un incremento delle esportazioni di vino del 6,6%. Il dato finale è stato di 4,6 miliardi di euro. L’Italia è seconda solo alla Francia, ma l’incremento e quindi la crescita viene ritenuta inferiore rispetto ai più forti concorrenti. Bisogna vendere all’estero molte bottiglie in più. Sarà un buon bere, non solo uno spettacolare bel vedere, sabato 6 aprile e a seguire, al Palazzo della Gran Guardia. Una vetrina allestita in Italia che guarda soprattutto all’estero. Scende in campo la nazionale italiana dei produttori vinicoli. La carica dei 101 per vincere ancora. Buona salute, Italia.
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