Il Teatro NCPA di Pechino continua far parlare di sé e l’accordo storico che ha siglato con il Teatro Regio di Torino pure. Inoltre in questo scambio di culture l’Italia guarda a Oriente e la Terra del Dragone assimila alla velocità della luce tutto quanto c’è da sapere per scalare rapidamente la vetta e affermarsi a livello mondiale nel panorama lirico.
Per capire meglio la situazione da chi, come italiano, vive la quotidianità cinese, ItaliaChiamaItalia ha intervistato l’Ambasciatore d’Italia a Pechino, Alberto Bradanini. Gli argomenti trattati sono parecchi e interessanti: dal “Progetto Turandot”, grazie al MAE e al MIUR, al Bellini di Catania a Shangai, ai talenti lirici cinesi che si stanno affermando nel mondo, alle più grandi regie affidate a Hugo de Hana e altri prestigiosi nomi che esportano il loro talento in Oriente.
Ambasciatore Bradanini, è stato firmato da poco l’accordo Teatro Regio di Torino e NCPA di Pechino. Il primo accordo nella storia.
“L’NCPA persegue da tempo una attiva politica di internazionalizzazione e di collaborazione con Enti Musicali Stranieri, Orchestre, Teatri Lirici, ecc. La posizione di assoluta preminenza nel panorama internazionale dei teatri lirici italiani, legata evidentemente alla storia e alla evoluzione della tradizione belcantistica nel nostro Paese, fa dell’Italia un partner riconosciuto per accordi di lunga durata. Del resto il Teatro Regio ha una posizione di prestigio nel panorama dei teatri lirici del mondo. La circostanza che prima di altri abbia siglato un accordo di tale profilo mostra la sua apertura internazionale e una forte capacità di confronto; bisogna dire che il Regio è comunque seguito a ruota anche da altri teatri. Sono inoltre in atto contatti operativi con l’obiettivo di co-produrre titoli in collaborazione tra istituzioni con apporti diversi: i grandi teatri italiani hanno storia, tradizione, esperienza e know how. L’NCPA ha grande entusiasmo, desiderio di internazionalizzazione, e può contare su risorse economiche che altri fanno fatica a reperire in Italia”.
L’Opera è nata nel 1600 e il belcanto è tradizione italiana. Oltre 400 anni di storia. Nel 2007 è stato inaugurato NCPA a Pechino e oltre ad essere enorme e splendido, è diventato in soli 7 anni il teatro più importante del mondo. Cosa hanno i cinesi che manca agli altri popoli per essere eccellenti in brevissimo tempo?
“È un teatro molto importante, con un numero annuo di produzioni rilevante (intorno alle 15 all’anno), alcune delle quali nuove. Dall’inizio della sua attività NCPA ha prodotto 27 opere e certamente ha raggiunto livelli notevoli in tempi brevi. Tuttavia, ritengo che dire che sia il più importante del mondo sia un po’ eccessivo: il più grande, questo sì, e certamente uno dei più belli. Con molta lungimiranza, ha anche tratto vantaggio dall’esperienza altrui: spesso le regie vengono affidate a grandi nomi stranieri, italiani in particolare o comunque strettamente legati al mondo dell’opera italiana: Hugo de Hana, argentino che ha fatto pressoché tutta la sua carriera in Italia, è di casa qui, così come Pieralli, o Ezio Frigerio, decano degli scenografi italiani che per NCPA ha fatto Nabucco e farà Aida. Il consulente per la programmazione lirica del teatro è un italiano, il Maestro Giuseppe Cuccia. Con intelligenza, l’NCPA attinge all’esperienza europea ed italiana in particolare; quest’ultima, come Lei ben ricorda, non può che essere più ricca, ma l’NCPA la mette a frutto ed impara in fretta. Anche le nostre Istituzioni fanno la loro parte: dal 2007 esiste un canale privilegiato aperto dal MAE e dal MIUR per i giovani che vogliano studiare musica e canto in Italia, si chiama ‘Progetto Turandot’ e prevede ‘percorsi privilegiati’ per l’accesso alle nostre istituzioni musicali, con una formazione anche linguistica che si affianca a quella tecnica e specialistica, essenziale per il bel canto”.
Le piacerebbe essere invitato al Teatro Regio di Torino per assistere ad una delle Sue Opere preferite?
“Purtroppo non se ne è mai presentata l’occasione, tuttavia, qualora le circostanze lo consentissero sarei ben lieto di vivere una tale esperienza. Ad ogni modo, dovrò comunque di ristabilirmi in Italia per poterlo fare”.
Sembra che i cinesi impazziscano per la lirica, anche i giovani, non solo le teste brizzolate come in Italia. Conferma?
“Effettivamente, la presenza giovanile è significativa, e si tratta spesso di giovani che hanno un interesse specifico per la musica classica. L’NCPA ha un programma per avvicinare i giovani alla musica classica e lirica in particolare, che svolge con le istituzioni musicali e le scuole di ogni ordine e grado. L’attenzione ai giovani è tuttavia una priorità anche dei teatri lirici italiani, che spesso si affiancano alla scuola dove la formazione musicale tende a scomparire. Un’altra ragione è da ricercarsi nel costo elevato dei biglietti, che tuttavia non sono economici neanche qui, anzi! In Italia come in Cina, ci sono prezzi speciali per i giovani e ingressi speciali per la prova generale. Nel complesso scenario della globalizzazione i modelli virtuosi vengono talvolta emulati e mettono in moto un volano di iniziative positive”.
Quali sono le sue Opere preferite?
“L’Opera mi seduce e in Ambasciata essa riceve tutta l’attenzione e lo spazio che riusciamo a riservarle. Per fare un esempio, in occasione della Festa Nazionale, abbiamo seguito un intenso programma operistico dal vivo con alcuni giovani promesse del canto lirico cinese, e un momento della serata è stato dedicato al ricordo di Pavarotti. Riguardo ai miei gusti personali, pur non potendo ritenermi un esperto, amo di certo Puccini e Verdi, ma anche Wagner”.
Il Teatro Bellini di Catania è andato in Tournée al Teatro dell’Opera di Shangai. Un successo! Sempre più i teatri e gli artisti italiani sbarcano in Cina. Quale incremento si prevede?
“È una domanda alla quale è difficile rispondere: di norma, i progetti di scambio prevedono che ciascun teatro sostenga i costi della mobilità internazionale. I nostri teatri sono gravati da tanti costi, indennità di trasferta, diarie, ecc. che oggi, in Italia, rendono oneroso e quindi assai difficile il trasferimento di una produzione all’estero. Un possibile incremento della presenza dei teatri lirici italiani in Cina è legato alla possibilità di reperire in loco fonti di finanziamento aggiuntive, da parte di imprese o istituzioni private”.
Stanno nascendo sempre più lirici cinesi: soprani, tenori… Potranno mai competere con la tecnica italiana?
“Come dicevo, la cooperazione e lo scambio di studenti sono vivaci e i progressi fatti registrare dai cantanti cinesi negli ultimi anni sono incoraggianti. Inoltre, considerando i grandi numeri associati a tutto ciò che è cinese, è tutt’altro che improbabile l’emergere in futuro di qualche talento formidabile che, magari proprio grazie alla formazione che l’Italia può garantire, emerga come una stella di prima grandezza”.
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