A poche ore dal debutto al mitico Metropolitan, raggiunto telefonicamente a New York, Andrea Mastroni confessa di essere impaziente di portare sull’ambito palco il suo Sparafucile. Ruolo verdiano con il quale il basso milanese ha trionfato nella sua carriera sui palchi internazionali più prestigiosi.
Ora il suo Sparafucile è sbarcato oltre oceano carico e pronto a sparare quella cartuccia che arriverà dritta la cuore di pubblico e critica lasciando tutti sbalorditi.
Laureato in filosofia estetica, vincitore di numerosi concorsi ed abile clarinettista, è un artista dalle mille sfaccettature. Sguardo profondo, occhi seducenti, volto accattivante che sottolinea un misterioso fascino, Andrea Mastroni confessa di essere un uomo molto curioso. Tale qualità è di aiuto nel suo lavoro, fintanto da renderlo una piacevole parte di vita. Non c’è differenza tra lavoro e svago, sono attività diverse, ma tutte svolte con l’occhio del sapere, scrutare, andare oltre e mai fermarsi alle apparenze. Così a tratti dipinge il ruolo verdiano pronto a imporsi sul prestigioso palco newyorkese.
Mancano poche ore al debutto, l’adrenalina sta salendo?
Certo! Sono impregnato di tutta quella tensione positiva necessaria per questo debutto atteso in una vetrina così importante su scala mondiale. Non vedo l’ora e sono felice.
Debutti con un tuo “cavallo di battaglia”, quale il ruolo verdiano Sparafucile, con il quale all’inizio della tua carriera hai vinto il prestigioso concorso Giuseppe Di Stefano a Trapani. Ti senti più sicuro?
Questo ruolo mi ha sempre portato fortuna. L’ho portato ”a spasso” per l’Europa, da Madrid al Covent Garden di Londra passando per Parigi senza dimenticare Amburgo e tanti altri teatri. E’ un ruolo scritto su misura per me, per la mia vocalità. E’ come un vestito fatto da un sarto: mi calza a pennello. Questo ruolo sono almeno 15 anni che non appariva più al Met, l’ultimo ricordo si ha del basso Di Stefano. Il mio obiettivo è di dare lustro a Sparafucile, spesso, in Rigoletto, ritenuto un ruolo quasi marginale. Assolutamente no! Infatti ho sposato da subito l’idea dell’abile regista Michael Mayer, che ha voluto Sparafucile in scena già dal primo atto e non dal secondo come avviene quasi sempre. Questo fil rouge mi ha conquistato da subito. D’altronde si conoscono le abilità di Mayer.
Ti piace l’ambientazione di questo Rigoletto?
Sì, molto. L’opera è ambientata negli anni ’60 a Las Vegas e Sparafucile è il proprietario di un locale dove si fa striptease e si balla la lap dance.
Quali sfumature metti in risalto del tuo personaggio?
E’ un seduttore, una specie di Mefisto dalle tinte notturne. Non è solo un semplice mercenario, ma lo faccio giocare molto mettendo in risalto le parti comunicative ed una sorta di leggerezza; anche nei duetti con Rigoletto sono attento ai minimi particolari ed alle sfumature. Ogni dettaglio arricchisce il personaggio e lo delinea al meglio così come nel terzetto finale tra Maddalena, Gilda e Sparafucile.
Un commento sul Maestro Pier Giorgio Morandi?
Pier Giorgio è un amico ed è un grande direttore d’orchestra. Amo molto lavorare con lui e a Parigi abbiamo già fatto insieme Rigoletto. E’ un superlativo musicista e con lui ci si mette al servizio della musica senza tralasciare ogni minimo dettaglio. E’ bello lavorare con lui perchè trasmette serenità e passione inconsuete.
Chi è Andrea Mastroni quando non è il basso acclamato della lirica?
Sono un uomo molto curioso che ama nutrirsi di vari interessi. Per esempio ora sono al telefono con te e sono in un bar, mentre parliamo osservo intorno a me cosa succede. Quando cammino per le città noto sempre quanto teatro c’è in strada. Senza dubbio nella mia vita professionale porto come valore aggiunto quanto vivo nel privato. Adoro andare al cinema, il teatro di prosa con i grandi come Shakespeare, ma anche gli autori contemporanei. Sono uno sportivo anche se con qualche accenno alla pigrizia, ma ti assicuro che vanto un breve ma intenso passato nella ginnastica artistica. Non so cucinare, ma ben disposto ad assaporare tutti i piaceri della cucina compresa la degustazione. Direi che quest’ultima si estende anche ai vari aspetti della vita dove tutto si assapora come l’avventura di un bel viaggio.
Tra le tue passioni hai saputo assaporare molto bene la musica di Schubert che ha segnato il tuo destino professionale.
Ho mosso i primi passi nella musica come clarinettista ed i brani di Schubert mi hanno colpito da subito. Mi definisco infatti un cantante da camera che canta in palcoscenico. Sono sempre andato contro le tradizioni e le cose scontate. La musica di questo compositore e pianista austriaco mi ha rapito e spinto a cantare con l’obiettivo di raccontare. Nel mio lavoro mi definisco un’interprete dei grandi compositori.
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