Tanti auguri Opel. Con le candeline, pero’, arriva il ‘Kurzarbeit’. La casa automobilistica tedesca, compie 150 anni oggi, ma nessuno ha voglia di festeggiare mentre in piena crisi il marchio naufraga: e il ‘regalo’, nel quartier generale di Russlesheim, e’ l’annuncio dell’introduzione della settimana corta. Con una riduzione della busta paga per migliaia di dipendenti. I lavoratori Opel dovranno rinunciare fino al 6% dello stipendio netto mensile. Un motivo per brindare magari c’e’: in questo modo si potranno almeno salvare i posti di lavoro, dicono al Consiglio di fabbrica. Per ora. L’uscita dalla ‘zona rossa’, infatti, non e’ in vista.
L’orario ridotto, riguardera’, a Russelsheim, 3.500 dipendenti del settore produttivo e 3.300 amministrativi. La fabbrica di Kaiserslautern manda in settimana corta invece 2.500 impiegati.
Non vengono toccati i 7.000 dipendenti del centro di sviluppo della sede principale. Il provvedimento della filiale di General Motors arriva dopo un semestre segnato da oltre 1 miliardo di perdite e il segnale – gia’ molto indicativo – delle improvvise dimissioni del ceo Karl-Friedrich Stracke, indotto a fare un passo indietro il 12 luglio scorso (si era insediato solo ad aprile 2011, proprio per contrastare la crisi).
Giornata amara, quella di oggi, sulla quale il giubileo – 150 anni fa Adam Opel parti’ costruendo macchine da cucire, per poi virare sul mercato delle auto – infierisce come una beffa, o un presagio. Le glorie passate di un gruppo da tempo finito nel tunnel dei conti in rosso fanno anche piu’ male: per i suoi 125 anni, nel 1987, ci furono festeggiamenti in grande stile, il cancelliere Helmut Kohl raggiunse gli ‘Opelaner’ in elicottero; ‘ce lo si poteva permettere’, scrive die Welt che titola ‘Happy birthday?’. Il quotidiano tedesco propone un’analisi dei principali errori del gruppo, in uno spietato confronto con gli splendidi numeri di Volkswagen. Si riepilogano scelte sbagliate compiute negli ultimi 20 anni: quando (negli anni ’90) si scelse il mercato regionale, invece di muoversi verso la Cina, come ha fatto il campione di Wolfsburg. Con l’effetto di restare prigionieri del crollo del mercato dell’auto nell’Europa travolta dalla crisi. Non solo: negli stessi anni si smise di puntare sull’innovazione tecnologica e non si comprese l’importanza di flessibilizzare il lavoro.
Discussione su questo articolo