Il Circolo Canottieri Aniene è stato teatro dell’incontro dal titolo ‘Sport vs cannabis: quando, come, a chi divulgare il messaggio della scienza’, organizzato dal Gruppo di lavoro per la prevenzione dei danni causati da cannabis nei giovani, istituito presso l’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e Odontoitari. Moderato dalla giornalista scientifica Manuela Lucchini e dal giornalista di Rai Sport, Jacopo Volpi, all’evento hanno preso parte importanti ospiti del mondo delle istituzioni, della cultura, dello sport e del cinema. Al centro dell’incontro divulgativo con formula simile a un talk show, l’importanza dello sport nella prevenzione dei danni causati sulla salute mentale dei giovani e dei giovanissimi dall’uso di cannabis e la divulgazione del messaggio scientifico tramite lo strumento della ‘peer education’, ovvero l’educazione tra pari.
‘Il principio e lo strumento con cui intervenire- ha informato Antonio Bolognese, professore onorario di Chirurgia generale del dipartimento ‘Pietro Valdoni’ presso La Sapienza Università di Roma e responsabile scientifico del Gruppo di lavoro Omceo Roma- sono proprio nella ‘peer education’, non quindi conferenze e convegni che cercano di far arrivare il messaggio dall’alto, molto spesso senza riuscirci, ma interventi e iniziative che suscitino l’interesse dei giovani a cui il messaggio è rivolto, appunto, da loro pari’.
L’incontro è stato l’occasione per presentare documenti scientifici e dare informazioni utili ai ragazzi e ai genitori, ma soprattutto agli educatori, agli allenatori e ai medici stessi. Il tutto nell’ottica del messaggio che lo sport è una forma di educazione completa che aiuta ad avere un corretto stile di vita.
Ad ascoltare i relatori una sala gremita di dirigenti sportivi, allenatori, istruttori di tutte le scuole di sport del circolo e 6 allievi per disciplina, di età compresa tra i 10 e I 23 anni, con le relative famiglie.
A fare gli onori di casa, il presidente del Circolo Canottieri Aniene, Massimo Massimo Fabbricini. Dopo aver informato che il 20 settembre di quest’anno il Cio ha stabilito che la cannabis è una sostanza dopante, Fabbricini ha ricordato che ‘la cannabis compare sulla scena delle Olimpiadi nel febbraio del 1998, a Nagano, in Giappone, quando viene trovato positivo lo snowboarder canadese Ross Rebagliati, che aveva vinto l’oro. Secondo, a 20 centesimi, era arrivato l’italiano Prugger che, dunque, in quel momento è primo. Poi, però, dato che la quantità di cannabis è talmente minima, il Tribunale arbitrale dello sport decide di perdonare il canadese e gli assegna nuovamente la medaglia d’oro. La mattina dopo mi capitò di vedere che alcuni studenti vendevano delle magliette dove, al posto della foglia di acero, c’era la foglia di cannabis’.
‘Sul territorio rappresentiamo una realtà importante- ha poi spiegato il consigliere allo sport, Andrea Pignoli- e lo dicono I numeri, davvero impressionanti: tra le rappresentanze che abbiamo qui di nuoto, canoa, padel, tennis e canotaggio, sono circa 2.500 gli iscritti alle scuole di sport. È un impegno importante che assolviamo con grandissimo piacere’.
Pignoli si è soffermato sulla sensiblità dei macchinari che oggi ha a disposizione l’antidoping per accertarsi che tutti gareggino nelle stesse condizioni. ‘La macchina che rileva che l’atleta è dopato, reagisce a mezzo nanogrammo. Il nanogrammo è un miliardesimo del grammo’.
Rendendo noto che ‘dal 1932 ad oggi abbiamo portato circa 107 atleti alle Olimpiadi’, Pignoli ha poi affermato che ‘per intercettare oggi i ragazzi, bisogna andare nelle scuole medie inferiori, a 10 anni. Se le società sportive non promuovono lo sport in quelle fasce di età, è difficile che un ragazzo o una ragazza a una età più avanzata, l’inizio delle medie superiori, verso i 14 anni, possa iniziare a fare sport’.
L’incontro è poi entrato nel vivo quando a prendere la parola è stato il professor Antonio Bolognese. ‘A fine 2021, inizio 2022- ha detto- si parlava di legalizzazione della cannabis. Lo facevano esponenti del mondo della politica, del mondo legale e opinionisti ma era assente la voce della scienza: nessun medico era infatti stato convocato per dire quello che la cannabis determina sul cervello dei giovani, soprattutto dei giovani ragazzi’.
‘Un gruppo di persone – ha continuato – mi ha così sollecitato ad istituire un Gruppo di lavoro spontaneo formato da esperti, medici e non solo, per stilare un documento inoppugnabile da un punto di vista scientifico sui danni che la cannabis determina sul cervello umano e che poi, successivamente, divulgasse questi risultati ottenuti all’interno delle scuole e dei centri sportivi, direttamente ai giovani. A tal proposito, il 5 maggio del 2022 l’Ordine dei Medici ha accettato e ha voluto creare una Commissione ad hoc’.
‘Il 20 luglio- ha proseguito- siamo stati convocati a Venezia dall’Agidae, l’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, per divulgare questo messaggio a tutti gli istituti da loro gestiti, e il 9 giugno abbiamo fatto qui a Roma la prima divulgazione di questa nostra iniziativa nella sala Baldini in piazza Campitelli’.
‘Abbiamo in cantiere numerosi progetti – ha poi precisato – tra cui quello presso il liceo francese Chateaubriand e il liceo Kennedy, per un totale di oltre mille studenti. All’interno delle scuole i nostri esperti, in una prima fase istruiranno dirigenti e insegnanti con il metodo della peer education, poi saranno a loro volta gli istituti a chiedere di istruire gli studenti. Voglio infine ringraziare il professor Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma Terzo Settore, che ha garantito finanziamenti per sostenere la nostra iniziativa’.
Presenza d’eccezione quella del ct dell’Italia, Roberto Mancini. ‘Fortunatamente sono stato molto lontano da questo tipo di esperienza, ma ho avuto amici che purtroppo, se ne sono andati a causa della droga. Una droga può essere leggera quanto si vuole ma sicuramente fa del male a chi ne fa uso. Credo sia fondamentale far capire ai ragazzi che si tratta di una cosa assolutamente dannosa. Penso che lo sport possa tenere molto lontano da questo tipo di situazioni’.
Chi ha creduto fortemente in questo Gruppo è il vicepresidente dell’Omceo Roma, Stefano De Lillo. ‘Il 10 ottobre due giovani turiste belghe vengono travolte da un pirata della strada sotto effetto di cannabis e alcol. Il 20 ottobre qui a Roma, sulla via Cristoforo Colombo, un ragazzo viene travolto e ucciso da una ragazza sotto effetto di cannabis e alcol: penso che basterebbero questi due episodi per farci comprendere come il problema non possa essere di qualcun altro, un problema che non ci riguarda e che non ci possa coinvolgere. L’Ordine dei Medici, grazie ad Antonio Bolognese e al presidente, Antonio Magi- ha sottolineato- ha voluto creare una Commissione, aperte al mondo dei giornalisti, della cultura e di chi ha esperienza legale, con l’intento di fornire un parere scientifico per far cadere soprattutto alcuni falsi miti, spiegare i danni di queste sostanze che, nel 20% dei casi degli utilizzatori danno psicosi, schizofrenia e tutta una serie di gravissime conseguenze’.
Ma in quale modo un genitore o un allenatore possono accorgersi che c’è qualcosa che non va in un ragazzo? Lo psichiatra Giuseppe Bersani ha risposto che ‘bisogna fare attenzione al cambiamento, discernendo da quello fisiologico del passaggio all’età adolescenziale da quello che, invece, è un cambiamento esogeno, dovuto all’assunzione di sostanze, in particolare della cannabis. Avviene un cambiamento delle relazioni, una sorta di isolamento sociale, non ci si confida più con i coetanei e si perde l’applicazione e l’interesse allo studio e il relativo rendimento’.
‘La cannabis- ha poi tenuto a precisare- interferisce potentemente con le capacità cognitive, con la memoria, con l’apprendimento, con l’attenzione e con la concentrazione. Il mio consiglio è di non sottovalutare nè gli effetti della cannabis, nè i primi sintomi: se un ragazzo cambia, non deve essere sottovalutato’.
Ha voluto portare il proprio saluto anche il presidente del Coni, nonchè presidente onorario del Circolo Canottieri Aniene, Giovanni Malagò. ‘Spesso, e tristemente, ricevo notizie di atlete e di atleti che entrano, purtroppo, nelle giuste azioni da parte delle forze antidoping, materia in continua evoluzione. In questa situazione ci sono le guardie e i ladri: questi ultimi cercano sempre di scoprire nuove tecnologie, molto evolute, mentre I primi che cercano di fermarli. Il tema della cannabis rientra appieno in tutto questo’.
Ricordando la vicenda della star del basket americana, Brittney Griner, condannata a 9 anni di carcere in Russia con l’accusa di traffico di cannabis, Malagò ha inoltre dichiarato che ‘lo sport è contro la cannabis e deve fare di tutto per promuovere questo messaggio. Gli atleti devono essere i primi a non commettere questi errori’.
Il professor Luigi Tarani, associato di pediatria alla Sapienza di Roma, ha poi fornito alcuni numeri davvero preoccupanti. ‘Non è facile quantificare con esattezza, perchè gli adolescenti sono più di due milioni e l’uso puntuale di queste sostanze è in gran parte segreto. Esistono però numerosi studi a campione europei, anche italiani, che aiutano a comprendere il fenomeno. Da quello presentato in Parlamento nel 2020, emerge che il 30% di questi adolescenti ha incontrato la cannabis almeno una volta nella vita, un quarto di loro l’ha incontrata nell’ultimo anno, il 16% nell’ultimo mese e un 4,5% l’ha incontrata 20 volte nell’ultimo mese. Un dato inquietante è che un 3,5% di 66mila ragazzi inizia a provare la marijuana al di sotto dei 13 anni, dunque alle scuole medie’.
Lo psichiatra Giuseppe Ducci, che dirige il dipartimento di salute mentale della Asl Roma 1, ha aggiunto che ‘I professionisti della salute mentale non possono ottenere risultati se non c’è la collaborazione e la sinergia con tantissimi altri soggetti, e il mondo dello sport rappresenta sicuramente un soggetto fondamentale e di sicura espansione, contesto in cui noi possiamo fare moltissimo’.
Il Comitato nasce, dunque, con l’idea di prevenire i danni causati dall’assunzione di cannabis, anche attraverso la ‘peer education’, ‘strumento- ha reso noto il direttore dell’Osservatorio sulle dipendenze e psichiatria della Asl Roma 2, Alessandro Vento- che aiuta ad aggirare una serie di ostacoli nella comunicazione con giovanissimi o giovani che hanno pregiudizi rispetto a quello che gli andiamo a dire. Proprio lavorando con il gruppo di questi giovani, siamo in grado di acquisire credibilità. Lo facciamo ragionando con i leader di questi gruppi, leader che sono in grado di veicolare meglio il messaggio. Diamo dunque un linguaggio comprensibile al gruppo target, che invece non è comprensibile per noi’.
I ragazzi, è emerso durante il ‘talk show’, non sanno che esiste un rischio penale correlato alla cannabis. A chiarire questo aspetto è stato l’avvocato Nicola Madia, docente di diritto penale all’Università di Tor Vergata a Roma. ‘Consumare cannabis- ha precisato- non fa male solo alla salute, ma comporta anche un rischio penale molto rilevante. A seguito di un incidente stradale, a cui purtroppo conseguono vittime o ferite, si può arrivare fino a 15 anni di reclusione. Il passare uno spinello a un amico non è un gesto neutro per la legge, è considerato spaccio a tuti gli effetti. Trovarsi in macchina con un amico che detiene sostanze stupefacenti comporta il rischio di essere coinvolti in questa situazione. Il semplice consumo di sostanze stupefacenti non ha rilevanza penale ma può comportare la sospensione della patente, del passaporto, l’essere messo in un percorso terapeutico obbligatorio’.
A prendere il microfono è stato poi il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi: ‘Si è abbassata l’età un po’ per tutto. Non mi riferisco solo all’uso della cannabis ma anche a ciò che riguarda i rapporti sessuali, che si sono abbassati anche a dieci anni. Bisogna intercettare i leader che coinvolgono il resto del gruppo a consumare cannabis e, allo stesso tempo, sarebbe necessario che all’interno della scuola venisse ripristinata la figura del medico scolastico, capace di intercettare per primo eventuali segnali di disagio, sentinella e punto di contatto tra il ragazzo in difficoltà e la sua famiglia’.
A sposare l’iniziativa presentata al Circolo Canottieri Aniene anche l’ingegner Angelo Fienga, che ha realizzato i falsi miti sulla cannabis (primi fra tutti la convinzione che possano esistere droghe ‘leggere’), e Flavio Siniscalchi, capo del Dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio. ‘L’Italia- ha tenuto a informare- è riconosciuta a livello europeo come uno dei primi Paesi che svolgono un’attività di contrasto serio e puntuale delle politiche antidroga’.
Tra gli interventi anche quello dell’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, che ha fatto chiudere tutti i negozi del capoluogo marchigiano che vendevano illegalmente i prodotti della cannabis e ha fatto condannare penalmente i gestori di questi negozi ma ha denunciato di essere stato lasciato solo in questa sua battaglia.
Chiusura dell’evento all’insegna del cinema. ‘Tanti anni fa- ha raccontato il regista e sceneggiatore, Enrico Vanzina- partecipai a un programma radiofonico con Luciano De Crescenzo, al quale fu chiesto cosa avrebbe fatto per combatte la droga. Lui rispose: ‘Farei passare il messaggio che chi si droga è un cretino’. Aveva ragione, spesso dietro una battuta umoristica c’è tanta ragione’. ‘Una persona della mia famiglia è caduta in questa storia- ha infine detto Vanzina- passando a cose più pesanti, è finita in comunità e si è rovinata la vita’.